@Francisco Gentico
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Open Arms: Amnesty International sollecita l’autorizzazione all’attracco per le 121 persone a bordo, fra cui bambini e minori
Amnesty International ha sollecitato l’immediata autorizzazione all’attracco per i 30 minori, inclusi due bambini piccoli, e i circa 90 uomini e donne bloccati in mare, mentre lo stallo fra le autorità italiane, spagnole e maltesi e la nave di soccorso Open Arms è arrivato alla seconda settimana.
A dispetto delle crescenti preoccupazioni per le condizioni di sicurezza, le autorità italiane e maltesi continuano a rifiutare un porto per poter sbarcare in sicurezza. Le autorità spagnole devono ancora fare formalmente richiesta di aiuto alle istituzioni europee per mediare una soluzione.
“Dopo una settimana bloccati in mare in un caldo torrido, donne, uomini e bambini che hanno rischiato la vita per fuggire dalle violazioni dei diritti umani in Libia dovrebbero immediatamente sbarcare, in Italia o a Malta”, ha dichiarato Maria Serrano, Alta ricercatrice di Amnesty International sulle migrazioni.
“Nonostante la crescente preoccupazione per la salute delle persone a bordo, i leader politici vengono meno senza vergogna alle proprie responsabilità in base al diritto internazionale, rifiutando un porto sicuro a persone a rischio di subire tortura se respinte in Libia e che sono esauste e bisognose di protezione e cura”, ha proseguito Serrano.
Sette giorni dopo essere state salvate dalla nave dell’Ong Proactiva Open Arms, 121 persone, inclusi 30 minori e due bambini, rimangono a bordo in condizioni di sovraffollamento e con un caldo soffocante. La nave, battente bandiera spagnola, è ferma a circa 30 miglia nautiche dall’Italia, fra Malta e Lampedusa.
Le persone a bordo sono state soccorse in due successivi salvataggi, l’1 e il 2 agosto, in acque internazionali: il primo a 78 miglia nautiche dalla Libia e il secondo nei pressi della zona di ricerca e soccorso di Malta. Molti tra i soccorsi hanno denunciato di aver subito forme estreme di violenza in Libia e alcuni di loro presenterebbero ustioni di terzo grado e ferite di arma da fuoco. Almeno un uomo afferma di essere rimasto colpito nell’attacco dello scorso mese nel centro di detenzione di Tajoura a Tripoli.
Questo stallo arriva subito dopo l’approvazione, da parte del parlamento italiano, del Decreto Sicurezza-bis voluto dal ministro dell’Interno Salvini. La nuova legge prevede che le barche di salvataggio private che entrano in acque territoriali italiane senza permesso possono essere poste sotto sequestro e multate fino a 1 milione di euro.
Questo è solo l’ultimo di una serie di casi in cui a navi che salvano persone nel Mediterraneo centrale viene negato l’attracco nel più vicino porto sicuro. L’Unhcr e i Relatori Speciali delle Nazioni Unite hanno criticato le nuove norme che potrebbero scoraggiare ulteriormente i comandanti delle navi dal salvare vite in mare; ciò avviene mentre gli stati hanno in larga parte smesso di impegnarsi in operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale. Nel frattempo, un’altra barca dell’Ong Proactiva, l’Astral, partirà dalla Spagna sabato per fornire assistenza – compresi cibo, acqua e medicinali – alla Open Arms.
“È immorale che a pochi passi dalle spiagge estive ci siano bambini bloccati in mare. Gli stati europei, a cominciare da Malta e Italia, hanno spudoratamente smantellato il sistema di ricerca e soccorso e usato le persone come pedine in cambio di politiche migratorie ingiuste, con un disprezzo assoluto per la sicurezza”, ha detto Serrano.
“È ora che i governi europei smettano di giocare con la vita delle persone e dedichino risorse adeguate alle operazioni di ricerca e soccorso. Devono urgentemente trovare un’intesa su meccanismi di sbarco chiari e rapidi in linea con il diritto internazionale e su un sistema equo di redistribuzione dei richiedenti asilo fra i paesi europei”, ha concluso Serrano.
Ulteriori informazioni
L’accordo europeo sui richiedenti asilo (il cosiddetto regolamento di Dublino), che determina il paese che ha il compito di esaminare la richiesta di asilo, è il principale ostacolo agli sbarchi rapidi. Di norma il primo paese di arrivo in Europa è responsabile per l’esame della pratica del richiedente asilo. Questo fa sì che pochi paesi abbiano in carico la gestione della maggioranza delle domande.