Polonia: la Corte di giustizia dell’Ue sospende la legge sulla Corte suprema

20 Ottobre 2018

© Grzegorz Żukowski

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In base a una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea le autorità polacche dovranno interrompere la nomina dei nuovi giudici della Corte suprema.

La legge sulla Corte suprema, entrata in vigore il 3 aprile 2018, abbassa l’età per il ritiro dei giudici della Corte suprema da 70 a 65 anni, ponendo in tal modo un terzo di giudici a rischio di ritiro forzato. Tra loro c’è anche il Primo presidente, il cui mandato secondo la Costituzione cesserebbe solo nel 2020.

Durante il periodo di sospensione di questa legge, Corte di giustizia dell’Unione europea valuterà se la nuova, contestata legge sia in linea con le leggi dell’Unione europea.

La decisione odierna della Corte di giustizia – ha commentato in una nota ufficiale Covadonga de la Campa, direttrice ad interim dell’ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee – dice chiaramente che è inaccettabile che la Polonia ignori i principi fondanti dell’Unione europea sfidando i procedimenti legali in corso innanzi al massimo organo di giustizia dell’UnioneEvitando di rispettare completamente e immediatamente la decisione vincolante della Corte, le autorità polacche mostrerebbero ancora una volta il loro totale disprezzo per lo stato di diritto”.

Finora le autorità di Varsavia hanno mostrato scarsa volontà di fare un passo indietro sulla contestata riforma del potere giudiziario, nonostante i chiari inviti in questo senso da parte della Commissione europea, di leader europei, della Commissione di Venezia e di un’ampia serie di gruppi e organizzazioni nazionali e internazionali.

Il 24 settembre la Commissione europea aveva portato il governo polacco di fronte alla Corte di giustizia europea in quanto la legge entrata in vigore in Polonia è incompatibile con le leggi europee poiché compromette il principio dell’indipendenza dei giudizi, compresa la loro inamovibilità.

La Commissione europea aveva inoltre chiesto alla Corte di giustizia di disporre misure provvisorie, ripristinando la situazione della Corte suprema polacca alla data del 3 aprile.

Nel dicembre 2017 la Commissione europea aveva avviato la procedura d’infrazione prevista dall’articolo 7 del Trattato dell’Unione europea, che potrebbe terminare con delle sanzioni tra le quali la perdita del diritto di voto nell’Unione europea.

Le autorità polacche hanno frettolosamente nominato i nuovi giudici nonostante fosse in corso una procedura d’infrazione ai sensi dell’articolo 7 del Trattato dell’Unione europea – ha continuato Covadonga de la Campa –. È allarmante, nonostante lo stato di diritto sia uno degli architravi dell’Unione europea, essere arrivati a questo puntoFar fuori un terzo dei giudici della Corte suprema non è stato altro che una purga e un tentativo di stabilire il controllo politico sul potere giudiziario. La decisione di sospendere l’azione delle autorità polacche è un segnale positivo, di grande importanza non solo per la Polonia ma per l’intera Unione europea”.