Polonia: un clima di paura per ridurre al silenzio il dissenso

19 Ottobre 2017

© Amnesty International/Grzegorz Zukowski

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In Polonia la polizia sorveglia, minaccia e avvia persino procedimenti giudiziari nei confronti dei manifestanti, anche per il semplice fatto di aver preso la parola in pubblico. Un clima di paura che emerge e viene provato con fatti e testimonianze raccolti dai nostri ricercatori nel rapporto “In strada per difendere i diritti umani“.

Il rapporto dettaglia le varie tecniche usate dalle autorità sia per disperdere sia per impedire le proteste di massa, come la sorveglianza, le intimidazioni e i procedimenti giudiziari.

Mentre il governo continua a rafforzare il controllo sul sistema giudiziario, la resistenza popolare continua a crescere. Le autorità cercano in tutti i modi di bloccare le proteste – ha dichiarato in una nota ufficiale Barbora Černušáková, ricercatrice di Amnesty International sulla Polonia –. Sia le Nazioni Unite che l’Unione europea hanno rapidamente riconosciuto che il veto del presidente alla legge che avrebbe demolito l’indipendenza della magistratura era arrivato soprattutto a seguito delle proteste di massa. Ora questi manifestanti hanno bisogno del sostegno della comunità internazionale per continuare a portare avanti la loro lotta“.

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Polonia: le proteste contro il governo e le intimidazioni

Nel luglio 2017 migliaia di persone in oltre 50 città polacche hanno preso parte alle manifestazioni contro la proposta di legge del governo che avrebbe messo a rischio l’indipendenza dei giudici. Il governo ha reagito con una serie di azioni di polizia che hanno ostacolato lo svolgimento delle proteste e violato il diritto alla libertà di espressione e di manifestazione.

A Varsavia le forze di polizia, presenti in gran numero, hanno eretto grate di metallo per tenere i manifestanti lontani e non visibili dal parlamento. Centinaia di agenti hanno pattugliato costantemente l’area scelta per la manifestazione ricorrendo a tutta una serie di tattiche per impedire alle persone di prendere parte alle proteste: cordonando le strade, circondando o trattenendo gruppi di manifestanti (il cosiddetto “contenimento”), minacciandoli fisicamente o intimidendoli.

Oltre a essere fisicamente dispersi durante le proteste pacifiche, chi vuole esprimere e far ascoltare il suo dissenso è sottoposto a intensa sorveglianza, che comprende anche le visite a casa. Molti manifestanti sono stati incriminati.

Polonia: nuove limitazioni al diritto di manifestazione pacifica

Oltre all’impiego di tattiche pesanti da parte della polizia, nuove leggi continuano a imporre limitazioni ingiustificate al diritto di manifestazione pacifica. Nel dicembre 2016 il parlamento polacco ha adottato una restrittiva legge sui raduni, che privilegia le “manifestazioni cicliche“, ovvero quelle curate dai medesimi organizzatori e che si svolgono nello stesso luogo più volte all’anno.

Grazie a questa legge nel 2017 le autorità hanno favorito lo svolgimento di raduni mensili di sostenitori del governo – ad esempio la commemorazione dell’incidente aereo del 2010 in cui morirono l’allora presidente Lech Kaczyński e altre 95 persone – a scapito di altre richieste di manifestare pacificamente e in chiara violazione del diritto internazionale dei diritti umani.

Nonostante i divieti, manifestanti pacifici hanno continuato a svolgere “contro-manifestazioni“. Decine di persone sono state incriminate per reati minori come “disturbo a una riunione legale” o, poiché i raduni mensili filogovernativi sono svolti come processioni religiose, “disturbo intenzionale a una funzione religiosa“.

Polonia: un clima di paura

Il governo polacco sta cercando di instillare la paura in coloro che vogliono manifestare pacificamente“, ha commentato Černušáková.

La criminalizzazione di chi si limita a esercitare il suo diritto alla libertà d’espressione e di manifestazione pacifica getta un’ombra sulla Polonia odierna. Le accuse meschine e frutto di vendetta nei confronti dei manifestanti sono il segnale di uno spazio via via più ridotto per la società civile. Dovrebbero essere ritirate immediatamente“, ha concluso Černušáková.

Dopo aver posto il veto alla controversa proposta di riforma del sistema giudiziario, alla fine di settembre il presidente della Polonia ha presentato le sue proposte, che continuano a contenere motivi di preoccupazione per lo stato di diritto e l’indipendenza della magistratura. Le proteste potrebbero riprendere non appena la proposta verrà calendarizzata nell’agenda del parlamento.

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