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Nel corso di un’intervista al programma “Uncensored” condotto da Piers Morgan, il segretario generale del comitato supremo dei mondiali di calcio del Qatar, Hassan al Thawadi, ha affermato che 400-500 lavoratori migranti sono morti durante la costruzione degli impianti sportivi.
Il comitato supremo ha poi emesso una nota per chiarire che quelle cifre si riferivano alle statistiche nazionali, relative al periodo 2014-2020 e riguardanti tutti gli incidenti mortali sul lavoro, a prescindere dal settore d’impiego e dalla nazionalità.
Steve Cockburn, direttore del programma Giustizia economica e sociale di Amnesty International, ha così commentato queste dichiarazioni:
“Dal dibattito in corso sul numero dei lavoratori migranti morti nella preparazione dei mondiali di calcio emerge un’amara realtà: tante famiglie, distrutte, stanno ancora attendendo verità e giustizia. Nell’ultimo decennio migliaia di lavoratori sono tornati in patria in una bara, senza che i loro familiari ricevessero una spiegazione. Queste famiglie soffrono ancora di più a causa dell’insicurezza economica in cui sono piombate dopo la perdita dei loro cari”.
“È probabile che le temperature estreme e le dure condizioni di lavoro abbiano contribuito a centinaia di queste morti ma senza indagini complete il numero esatto dei lavoratori che hanno perso la vita in Qatar non si conoscerà mai. Questo alto numero di morti non è stato dovuto a cause naturali e non può più esserci alcuna scusa per negare alle loro famiglie verità, giustizia e risarcimenti. Fino a quando queste richieste continueranno a essere negate, sull’eredità dei mondiali di calcio ci sarà una profonda ombra” – ha concluso Cockburn.