Primo report di una rete a supporto delle persone sopravvissute a tortura

25 Giugno 2025

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In occasione della giornata mondiale contro la tortura, la Rete di supporto per le persone sopravvissute a tortura (di seguito solo Rete), che riunisce enti pubblici e privati e ong che offrono programmi o servizi specializzati per assistere chi ha subito tortura e altre gravi violenze, ha presentato il primo Report annuale 2024.

A parlarne presso l’Accademia Lancisiana: Giancarlo Santone, direttore Salute Migranti Forzati (SaMiFo); Silvia Capretti, referente Asl Roma 1 per la Rete; Salvatore Geraci, operatore Caritas; Marina Castelli di Medici per i diritti umani (Medu); Medici contro la tortura.

La Rete è nata a dicembre 2024 dalla collaborazione di Caritas, Centro immigrazione asilo e cooperazione internazionale (Ciac), Kasbah, Medici contro la tortura (Mct), Medici senza frontiere (Msf), Medici per i diritti umani (Medu), Naga e SaMiFo Asl Roma 1 proprio allo scopo di informare e sensibilizzare sulla tortura e le sue conseguenze, migliorare la disponibilità e la qualità dei servizi per la riabilitazione delle persone sopravvissute a tortura, promuovere attività di ricerca scientifica, formazione e aggiornamento professionale. Oltre agli enti associati, impegnati in servizi diretti per i sopravvissuti alla tortura, fanno parte della Rete, in qualità di osservatori, anche A Buon Diritto, Amnesty International Italia, Antigone e Simm– Società italiana di medicina delle migrazioni e un comitato di esperti, composto da Massimiliano Aragona, Cristina Cattaneo, Antonio Marchesi, Mauro Palma, Chiara Peri, Fabio Perocco, Gianfranco Schiavone e Kindi Talia.

La tortura è una pratica universalmente vietata ma ancora presente in oltre 140 paesi e spesso connessa all’esperienza migratoria (solo nel 2022 si sono registrati oltre 100 milioni di migranti forzati), dove nello spostamento forzato di persone si registrano forme estreme di violenza.
Il report evidenzia che nel 2024 su 2618 casi trattati la percentuale maschile è decisamente superiore a quella femminile toccando il 62,7 per cento, mentre la maggior parte delle persone ha subito tortura nei paesi di transito 64.6 per cento (la percentuale del paese di origine è di 35,4 per cento).
Tra le motivazioni che spingono a questi trattamenti degradanti, violenti e inumani spiccano quelle economiche (51 per cento) seguite da quelle che riguardano l’orientamento politico (24 per cento) e solo al terzo posto quello religioso (7 per cento).
Il documento evidenzia anche che tortura fisica e psichica si equivalgono in termini numerici (rispettivamente 43 per cento e 44 per cento) e vengono praticate da trafficanti 33 per cento e pubblici ufficiali 28 per cento, solo il 3 per cento da datori di lavoro.
Tra gli oltre 14.000 servizi sanitari erogati le consultazioni psicologiche individuali sono quelle più richieste (43 per cento) seguite dalle prestazioni di medicina generale (34,2 per cento), altissime anche le consulenze per assistenza sociale (77 per cento)

È possibile avere maggiori informazioni sulla Rete sul sito: www.controlatortura.it