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La continua aggressione della Russia contro l’Ucraina ha dominato un panorama in cui i diritti sono stati sotto attacco, mentre la regione è stata protagonista nel peggioramento globale dei diritti umani. Guerra e pratiche sempre più autoritarie hanno visto un numero crescente di paesi muoversi di pari passo nel rifiutare i propri obblighi in materia di diritti umani e nell’indebolire le istituzioni nazionali e internazionali. Le persone impegnate nel difendere i diritti umani sono state lasciate sotto assedio.
In Ucraina, le incessanti violazioni del diritto internazionale umanitario e i crimini di diritto internazionale da parte della Russia, compresi gli attacchi diretti alle infrastrutture civili, hanno provocato l’incessante perdita di vite umane e un drastico calo delle condizioni di vita basilari, insieme alla crescente sofferenza tra minori e altri gruppi a rischio.
L’impunità è persistita per questi crimini, così come per le violazioni nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian, e molti governi nell’Europa orientale e nell’Asia centrale hanno condotto feroci attacchi ai diritti umani con scarse prospettive di accertamento delle responsabilità. La società civile è stata sotto attacco diretto e ha fatto passi indietro in molti paesi, dovendo operare in un clima di paura e segretezza. Difensori dei diritti sono stati incarcerati o costretti all’esilio. Manifestanti pacifici hanno sfidato la crescente repressione nonostante la violenza senza precedenti. Nonostante i coraggiosi sforzi di molte persone, l’impatto della comunità per i diritti umani è visibilmente diminuito.
L’uso improprio della legislazione contro l’estremismo e il terrorismo e la retorica ufficiale dei “valori tradizionali” hanno soffocato in particolare i diritti di genere e quelli sessuali e riproduttivi. Le attività di monitoraggio, anche da parte di organizzazioni internazionali, sono state sempre più limitate. È aumentata la persecuzione transnazionale degli attivisti esiliati, mettendo ulteriormente in luce la debolezza dei meccanismi nazionali e internazionali nella tutela dei diritti umani.
La libertà di religione e credo ha subìto battute d’arresto. I sistemi giudiziari sono stati palesemente trasformati in armi per reprimere il dissenso e la tortura e i maltrattamenti sono rimasti endemici. La violenza di genere è aumentata ed è continuata l’erosione dei diritti delle persone rifugiate e migranti.
La produzione e il consumo di combustibili fossili sono cresciuti, contribuendo all’inquinamento atmosferico, che ha rovinato la salute umana.
Violazioni del diritto internazionale umanitario
La Russia ha continuato ad attaccare sistematicamente le infrastrutture civili e a commettere crimini di guerra in Ucraina. Le vittime civili sono state più numerose rispetto al 2023. Mentre la Russia ha seguitato a colpire i centri abitati con missili e droni, le condizioni di vita basilari sono precipitate per la popolazione civile ucraina e minori, persone anziane e altri gruppi a rischio hanno pagato un prezzo particolarmente alto. La Russia ha distrutto od occupato fino al 70 per cento delle strutture di generazione di energia termica dell’Ucraina, causando regolari blackout. Molti prigionieri di guerra ucraini sono stati processati illegalmente in Russia e nelle aree dell’Ucraina da essa occupate, per aver preso parte alle ostilità.
La Russia ha riferito che gli attacchi ucraini sul proprio territorio hanno ucciso centinaia di civili, ma i numeri e le circostanze non hanno potuto essere verificati in modo indipendente.
È perdurata l’impunità per le violazioni del passato nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian, sulla regione contesa del Nagorno-Karabakh. La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che la Russia ha violato il diritto alla vita e altri diritti umani nello stabilire e controllare i confini dei territori separatisti dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia in Georgia.
Tutte le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità devono essere soggette a indagini imparziali e indipendenti, anche attraverso il principio della giurisdizione universale.
Libertà d’espressione
Le voci dissenzienti sono state sempre più represse con accuse di tradimento e di minaccia alla sicurezza nazionale, tramite la designazione come “agenti stranieri” e l’uso di leggi contro l’estremismo, antiterrorismo e omofobe, sostenute dalla retorica sui “valori tradizionali”. Nessuno è stato risparmiato, dai difensori dei diritti umani agli artisti, giornalisti, drammaturghi e avvocati.
La “lista delle persone coinvolte in attività estremiste” della Bielorussia ha superato i 4.700 nomi e nel 2024 è quasi raddoppiato il numero di materiali online, stampati e trasmessi vietati come “contenuti estremisti”. In Georgia, le molestie e la violenza contro le voci dissenzienti sono aumentate e molti attivisti e manifestanti hanno subìto aggressioni feroci da parte di assalitori non identificati, in alcuni casi apparentemente incoraggiati o istigati dalle autorità.
In Kirghizistan, decine di persone, tra cui giornalisti indipendenti, attivisti, blogger e commentatori di social media hanno subìto procedimenti penali come palese ritorsione per le critiche espresse. La Moldavia ha esteso al tempo di pace l’ambito della legislazione contro il tradimento. Il Tagikistan ha adottato una legge che vieta di indossare abbigliamento “estraneo alla cultura nazionale”. In Uzbekistan, l’ultima bozza del codice dell’informazione ha proibito la diffusione di informazioni che promuovono il “separatismo” e l’“estremismo religioso” o che mostrano mancanza di rispetto nei confronti dello stato.
Libertà d’associazione
L’ambiente operativo per le organizzazioni della società civile è stato ostacolato, stigmatizzato e messo a repentaglio. Seguendo il duraturo modello russo, il Kirghizistan ha adottato una legislazione che ha ripreso il concetto di “agente straniero”, obbligando le Ong che ricevevano finanziamenti esteri e che si dedicavano ad “attività politiche” vagamente definite a registrarsi come “rappresentanti stranieri”, con il risultato che molte organizzazioni hanno ridotto le proprie attività o hanno smesso di operare come Ong. Analogamente, la Georgia ha promulgato la legge sulla trasparenza dell’influenza straniera, obbligando le organizzazioni con oltre il 20 per cento di finanziamenti esteri a dichiararsi agenti di influenza straniera e a rispettare onerosi e invasivi requisiti di rendicontazione e controllo.
In Azerbaigian, le Ong indipendenti e i media hanno continuato a subire restrizioni arbitrarie, tra cui il diniego di registrazione e onerosi requisiti di rendicontazione. Il Tagikistan ha seguitato a chiudere le Ong, dopo le 700 chiuse negli ultimi anni. In Russia, altre 55 organizzazioni, tra cui quelle dei popoli nativi, sono state arbitrariamente etichettate come “estremiste” e all’elenco delle persone e organizzazioni etichettate come “agenti stranieri” sono state aggiunte 169 voci.
Libertà di riunione pacifica
Lo spazio già trascurabile di riunione pacifica si è ridotto ulteriormente in modo drammatico, a causa di una legislazione eccessivamente restrittiva e dell’uso illegale della forza contro manifestanti. Insieme alla repressione della libertà d’associazione, ciò ha scoraggiato la partecipazione alle attività per i diritti umani, anche da parte di coloro che potrebbero essere la leadership della prossima generazione.
In Georgia, la polizia non si è limitata a picchiare, ferire e arrestare centinaia di manifestanti, ma ha anche perquisito e arrestato attivisti nelle loro case e nei loro uffici.
In Russia, in seguito alla morte improvvisa e sospetta in prigione del famoso leader dell’opposizione Aleksej Naval’nyi, centinaia di persone sono state arrestate e decine hanno ricevuto pesanti sanzioni amministrative, tra cui multe e detenzione, per averlo commemorato pubblicamente. In Armenia, la polizia ha usato illegalmente la forza contro manifestanti in diverse occasioni, durante le proteste su larga scala di aprile e maggio che chiedevano le dimissioni del primo ministro Nikol Pashinyan. In Kazakistan, i “reati” ai sensi della legge sulle assemblee hanno permesso alle autorità di incarcerare i manifestanti molto tempo dopo l’evento.
I governi devono abrogare le leggi e porre fine alle pratiche che ostacolano i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione pacifica e smettere di usare pretesti per reprimere il dissenso e soffocare la discussione sui loro precedenti in materia di diritti umani.
Libertà di religione e credo
La libertà di religione e credo ha subìto battute d’arresto in Europa orientale e Asia centrale. L’Ucraina ha legiferato per vietare “organizzazioni religiose affiliate a centri d’influenza” in Russia. Al tempo stesso, i sacerdoti ortodossi in Russia che hanno espresso opinioni contrarie alla guerra sono stati ridotti allo stato laicale o altrimenti redarguiti, mentre è proseguita l’incarcerazione dei testimoni di Geova. In Bielorussia, le figure religiose non allineate con la politica del governo hanno subìto molestie e arresti. In Tagikistan, la minoranza pamiri ha continuato a subire l’assalto su vasta scala al diritto di praticare la propria fede e di preservare la propria cultura.
I governi devono adottare misure efficaci per attuare riforme legali e politiche per proteggere, promuovere e garantire pienamente la libertà di religione o credo senza discriminazioni.
Tortura e maltrattamento
La tortura e i maltrattamenti sono rimasti endemici, mentre chi se ne è reso responsabile ha ampiamente goduto dell’impunità.
Esperti indipendenti delle Nazioni Unite hanno condannato la “politica statale coordinata di torturare civili ucraini e prigionieri di guerra” della Russia; le persone sopravvissute hanno riferito di gravi percosse, scosse elettriche, violenza sessuale, privazione del sonno ed esecuzioni simulate. Eccezionalmente, il Consiglio d’Europa ha denunciato pubblicamente il rifiuto dell’Azerbaigian di affrontare le annose preoccupazioni sul diffuso ricorso a tortura e maltrattamenti da parte della polizia. In Bielorussia, nel 2024 sono morte cinque persone tra le molte incarcerate con accuse motivate politicamente, mentre altre hanno subìto una detenzione in isolamento così prolungata da equivalere a sparizione forzata. La maggior parte delle 400 persone arrestate in Georgia durante le proteste di novembre e dicembre ha denunciato maltrattamenti; decine di persone sono state ricoverate in ospedale con gravi ferite e a molte è stata negata l’assistenza medica. In Tagikistan, l’avvocato per i diritti umani di etnia pamiri ingiustamente incarcerato Manucehr Holiqnazarov era tra coloro la cui salute si è gravemente deteriorata e a cui sono state negate cure mediche adeguate, mentre le autorità hanno ignorato le richieste internazionali per il suo rilascio. In Kazakistan è rimasto elusivo l’accertamento della responsabilità per le diffuse accuse di tortura da parte delle forze di sicurezza durante le proteste di gennaio 2022.
I governi devono agire con urgenza per porre fine a tortura e maltrattamenti, assicurando alla giustizia tutti i sospettati di responsabilità penale in processi equi.
Processi iniqui
In Kirghizistan, in un raro sviluppo positivo, 22 persone imputate nel cosiddetto caso Kempir Abad sono state assolte dalle accuse motivate politicamente. In un numero crescente di paesi, tuttavia, i sistemi giudiziari sono stati trasformati in armi per perseguitare il dissenso. Il numero di casi di persone condannate in contumacia è aumentato.
La Bielorussia ha preso di mira persone come oppositori politici, difensori dei diritti umani e avvocati con lunghe pene detentive: 20 analisti politici e giornalisti esiliati affiliati alla leader dell’opposizione Svjatlana Cichanoŭskaja hanno ricevuto pene detentive da 10 a 11 anni e mezzo, per reati contro lo stato ed “estremismo”. In Russia, il numero di condanne per tradimento e spionaggio è aumentato in modo significativo. In Georgia, le autorità hanno strumentalizzato apertamente il sistema giudiziario per reprimere le proteste antigovernative e i tribunali hanno regolarmente ignorato le prove di tortura. In Tagikistan, ci sono state incarcerazioni di esponenti di gruppi di opposizione arbitrariamente messi al bando e gli avvocati hanno subìto gravi ritorsioni per il loro lavoro.
Le autorità devono garantire il diritto a un giusto processo e astenersi dall’utilizzare in modo scorretto il sistema giudiziario per perseguitare il dissenso.
Violenza di genere
Armenia e Kazakistan hanno rafforzato la protezione per le sopravvissute alla violenza domestica. Altrove, tuttavia, la violenza di genere era in aumento. Le autorità ucraine hanno segnalato un aumento dell’80 per cento dei casi di violenza domestica rispetto al 2023. In Kirghizistan, il numero è aumentato del 37 per cento rispetto all’anno precedente. In Turkmenistan, modifiche legislative hanno richiesto ai tribunali di dare priorità alla riconciliazione dei coniugi in caso di divorzio, anche quando vi era stata violenza domestica.
I governi devono combattere urgentemente tutte le forme di violenza di genere e affrontarne le cause profonde.
Diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate
I diritti delle persone lgbti hanno subìto un declino, in sintonia con la crescente enfasi sui “valori tradizionali”.
La Georgia ha adottato una legge sui “valori della famiglia e la protezione dei minori”, che conteneva numerose misure omofobiche e transfobiche, evidentemente ricalcando gran parte della legislazione russa sulla “propaganda gay”. La Bielorussia ha aggiornato la definizione di pornografia per includere “relazioni sessuali e/o comportamenti sessuali non tradizionali”. Tuttavia, in Kazakistan, la petizione per una legge che punisse la “propaganda lgbti” ha causato un tale clamore che le sedute di esame della proposta di legge sono state rinviate.
Le relazioni sessuali consensuali tra uomini sono rimaste reato in Turkmenistan e Uzbekistan.
I governi devono abrogare leggi, politiche e pratiche che discriminano le persone lgbti, anche attraverso la depenalizzazione delle relazioni sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso.
Diritti economici e sociali
Sono mancate sempre di più le condizioni adeguate allo sviluppo umano di minori. Secondo l’Unicef, la povertà alimentare ha colpito il 78 per cento dei minori tagiki, il 34 per cento dei quali erano in condizioni di povertà estrema. Metà della popolazione kirghiza non è riuscita a soddisfare i requisiti nutrizionali basilari, con un impatto sproporzionato sui minori.
Il diritto dei minori a un’istruzione di qualità è stato violato in Russia e nei territori dell’Ucraina occupati dai russi, dove il programma scolastico ha incluso lezioni di indottrinamento che glorificavano la guerra della Russia contro l’Ucraina. La Russia ha anche legiferato per negare a figli e figlie di migranti l’iscrizione a scuola, a meno che non superassero un test di lingua russa e si trovassero in Russia legalmente.
I governi devono garantire il diritto di tutte le persone a un adeguato tenore di vita e l’accesso a un’istruzione di qualità.
Diritti delle persone rifugiate e migranti
È proseguita l’erosione dei diritti delle persone rifugiate e migranti. Oltre 100.000 persone di etnia armena sfollate dal Nagorno-Karabakh in Armenia sono rimaste senza la prospettiva di un ritorno sicuro e dignitoso. In Kazakistan, attivisti della repubblica autonoma del Karakalpakstan, in Uzbekistan, hanno subìto la minaccia di rimpatrio forzato e il rischio di tortura e lunghe pene detentive. Le autorità della Bielorussia hanno continuato a costringere persone rifugiate e migranti ad attraversare i confini con l’Ue. Le autorità russe hanno utilizzato una retorica contraria alle persone migranti e le regioni russe hanno approvato leggi che vietavano loro di lavorare in determinate occupazioni.
I governi devono garantire che tutte le persone che fuggono da persecuzioni e violazioni dei diritti umani abbiano accesso alla sicurezza e alla protezione internazionale e che nessuno venga rimandato indietro con un rischio reale di gravi violazioni dei diritti umani.
Diritto a un ambiente salubre
L’Azerbaijan ha ospitato la Cop29, ma non è riuscito a promuovere la giustizia climatica regionale e globale. Le autorità hanno escluso dal summit difensori dei diritti umani e attivisti azeri, perseguitandoli prima e dopo l’evento e creando un clima di autocensura e intensa sorveglianza. La produzione di petrolio e gas ha continuato a crescere, mentre la maggior parte dei paesi non è riuscita a dar prova del proprio impegno per affrontare il cambiamento climatico o ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
L’inquinamento atmosferico ha seguitato a danneggiare la salute umana ed è stato aggravato dal continuo utilizzo di combustibili fossili. Uno studio della Banca mondiale ha rilevato che l’inquinamento atmosferico nella capitale uzbeka Taškent era responsabile di circa 3.000 morti premature l’anno.
Le persone che protestavano contro i danni provocati dall’estrazione di risorse naturali in Armenia, Azerbaigian e Georgia sono state messe a tacere dalle autorità.
I paesi ad alte emissioni nell’Europa orientale e nell’Asia centrale devono assumere la guida nella mitigazione del clima, anche fermando l’espansione della produzione di combustibili fossili e dei sussidi. I governi devono adottare misure immediate per proteggere le persone e le comunità dai rischi e dagli impatti del cambiamento climatico e delle condizioni meteorologiche estreme.
Discriminazione, profilazione, stigmatizzazione e molestie basate su identità, tra cui etnia, religione, genere e sessualità, sono stati i temi che hanno permeato ogni aspetto della protezione e delle salvaguardie dei diritti umani. Le segnalazioni di crimini d’odio hanno avuto un’impennata.
Sono state utilizzate leggi antiterrorismo eccessivamente ampie e vaghe allo scopo di sopprimere la libertà d’espressione, associazione e riunione. La polizia ha fatto uso non necessario o eccessivo della forza contro manifestanti pacifici, che in alcuni casi hanno subìto privazione della libertà per atti pacifici di disobbedienza civile. Le tecnologie di sorveglianza sono state ampiamente utilizzate con effetti deterrenti.
È stato inoltre dispiegato un arsenale di leggi ostili e repressive per scoraggiare e punire la solidarietà con la popolazione palestinese o le critiche al genocidio di Israele contro palestinesi di Gaza. L’impegno dei governi di tutta Europa nei confronti del diritto internazionale è stato messo alla prova e si è rivelato insufficiente, mentre alcuni funzionari hanno adottato misure per proteggere lo stato di Israele dall’obbligo di rendere conto. Nonostante la Corte internazionale di giustizia e gli esperti delle Nazioni Unite abbiano chiesto ai paesi di interrompere tutti i trasferimenti di armi a Israele, alcuni hanno continuato a esportare armi e componenti.
Il controllo delle frontiere ha avuto la precedenza sui diritti delle persone rifugiate e migranti. La tortura e i maltrattamenti, in particolare di migranti e persone con disabilità, sono rimasti motivo di preoccupazione. Sono perdurati gli ostacoli nell’accesso a trattamenti per l’affermazione di genere. La violenza di genere è rimasta diffusa. I diritti all’alloggio, alla sicurezza sociale e all’assistenza sanitaria sono stati erosi. I disastri naturali, aggravati dal cambiamento climatico, hanno provocato il caos, in particolare negli stati dell’Europa meridionale.
Discriminazione
La discriminazione è rimasta una preoccupazione persistente. Donne, persone nere, arabe, rom e altre e i gruppi razzializzati, nonché le persone con redditi bassi, hanno subìto discriminazioni dirette, che hanno influenzato il loro accesso alla sicurezza sociale, alla rappresentanza politica, all’occupazione e all’istruzione. I crimini d’odio contro gli immigrati e islamofobi sono aumentati dopo gli accoltellamenti in Germania e Regno Unito. La Francia, tra gli altri paesi, ha visto un aumento di reati antisemiti, islamofobi e razzisti. Il Portogallo ha archiviato la maggior parte delle indagini sui crimini d’odio.
Norvegia e Svizzera hanno utilizzato una profilazione razziale discriminatoria. In Danimarca, Svezia e Paesi Bassi, i sistemi di welfare automatizzati hanno portato a pratiche discriminatorie contro le donne, le persone razzializzate e quelle a basso reddito. La Francia ha imposto divieti discriminatori sugli hijab sportivi, anche durante le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Parigi 2024.
Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è stato legalizzato in Grecia e nella Repubblica Ceca e nel Regno Unito i divieti sulle terapie di conversione sono rimasti in sospeso. Le persone lgbti, tuttavia, hanno continuato a trovarsi davanti ostacoli significativi. Il riconoscimento legale del genere è rimasto difficile in Serbia e Bulgaria e non ci sono stati passi avanti in questo ambito in Macedonia del Nord. Violenza e discriminazione sono persistite in Slovacchia e Polonia, quest’ultima ancora priva di una legislazione specifica sui crimini d’odio. La Turchia ha continuato a vietare illegalmente le marce dell’orgoglio lgbti.
Nonostante i piani d’azione locali per l’integrazione delle persone rom in alcuni paesi, esse hanno dovuto subire discriminazione, segregazione ed esclusione sociale. L’Italia ha violato la Carta sociale europea in merito al diritto all’alloggio per le persone rom. Il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti economici, sociali e culturali ha evidenziato il razzismo strutturale nel trattamento delle persone rom in Irlanda e Serbia. La segregazione scolastica di minori rom in Slovacchia ha portato a una denuncia della Commissione Europea, mentre la segregazione è perdurata anche in Macedonia del Nord, Bulgaria e Bosnia ed Erzegovina. Le persone rom in Croazia e quelle rifugiate dall’Ucraina in Romania hanno avuto problemi per accedere ai servizi essenziali.
I governi devono affrontare in modo significativo la discriminazione sistemica, compresa quella contro persone ebree, musulmane, nere, rom, lgbti e migranti.
Libertà d’espressione e riunione pacifica
Vari stati hanno adottato misure che hanno limitato la libertà d’espressione legata alla solidarietà con la popolazione palestinese o alle voci critiche del genocidio di Israele contro palestinesi a Gaza. La Germania ha criminalizzato lo slogan “dal fiume al mare”, arrivando a condannare chi lo aveva utilizzato. Il governo del Regno Unito ha limitato la libertà d’espressione relativa alla Palestina, mentre la Francia ha indagato numerose persone per “apologia di terrorismo”. La Spagna ha avviato indagini contro attivisti della solidarietà palestinese per “glorificazione del terrorismo”.
Mentre la Spagna ha approvato un piano d’azione sulla democrazia, per riformare la legislazione che limitava la libertà d’espressione, in Bulgaria e Serbia sono state avviate querele temerarie, una nuova autorità in Ungheria ha preso di mira la società civile e in Turchia sono continuati i procedimenti penali contro coloro che si opponevano pacificamente al governo.
Il diritto di riunione pacifica è stato duramente attaccato, poiché gli stati hanno sempre più stigmatizzato e criminalizzato manifestanti pacifici, imponendo restrizioni ingiustificate e punitive e ricorrendo a mezzi sempre più repressivi per soffocare il dissenso. Le persone che protestavano contro il genocidio di Israele nei confronti del popolo palestinese sono state particolarmente prese di mira, così come coloro che manifestavano contro il cambiamento climatico.
Con una decisione positiva, nel Regno Unito sono state dichiarate illegali le disposizioni che rafforzavano i poteri della polizia per limitare le proteste e, in Italia, un tribunale ha assolto otto attivisti, dopo aver riconosciuto le loro motivazioni nell’intraprendere un’azione per il clima. Tuttavia, sono continuati gli sforzi per vietare le manifestazioni filopalestinesi o legate al clima. In Francia sono state imposte restrizioni sproporzionate a tali proteste e in Finlandia, Germania e Italia sono stati segnalati casi di uso eccessivo o non necessario della forza contro chi vi partecipava. La Turchia ha imposto divieti assoluti alle proteste. Nei Paesi Bassi sono stati utilizzati droni e tecnologie di riconoscimento facciale contro manifestanti pacifici. Serbia, Grecia e Turchia hanno assistito a un uso eccessivo della forza da parte della polizia e/o arresti arbitrari durante le manifestazioni.
Lo spazio in cui tutti possono esercitare i diritti alla libertà d’espressione e di riunione pacifica deve essere protetto da abusi statali sotto vari pretesti.
Trasferimenti irresponsabili di armi
Diversi stati europei sono stati complici di trasferimenti irresponsabili di armi, mentre Repubblica Ceca, Francia e Germania hanno continuato a esportare armi in Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, in Danimarca e Montenegro, la società civile ha contestato i trasferimenti di armi, i Paesi Bassi hanno interrotto l’esportazione di parti di caccia F-35 in Israele per motivi legali e Spagna e Belgio hanno ottemperato alle richieste degli esperti delle Nazioni Unite e della Corte internazionale di giustizia di sospendere le esportazioni di armi in Israele.
I governi devono interrompere i trasferimenti di armi verso paesi in cui vi è un rischio sostanziale che vengano utilizzate per commettere o facilitare gravi violazioni dei diritti umani.
Diritto a verità, giustizia e riparazione
L’Europa ha continuato a confrontarsi con il suo passato coloniale e a garantire giustizia e riparazioni per crimini di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Un certo numero di paesi ha sottoscritto la Convenzione di Lubiana-L’Aja del 2023, che cerca di ridurre il divario nell’accertamento delle responsabilità per tali crimini. Un tribunale in Belgio ha riconosciuto la responsabilità dello stato per crimini contro l’umanità durante il dominio coloniale in Congo e ha ordinato risarcimenti.
Tuttavia, esponenti politici in Bosnia ed Erzegovina hanno continuato a negare pubblicamente il genocidio e a glorificare i criminali di guerra. La Serbia non ha compiuto sforzi credibili per l’accertamento delle responsabilità per tutti i crimini di diritto internazionale, concentrandosi invece sull’indebolimento di una risoluzione delle Nazioni Unite sul genocidio di Srebrenica. In Croazia, la maggior parte delle vittime di violenza sessuale in tempo di guerra non è stata registrata per ottenere i sussidi di status speciale. Il Regno Unito ha dovuto affrontare controversie legali per la legge sull’eredità dell’Irlanda del Nord, perché alcuni tribunali l’hanno ritenuta incompatibile con la Convenzione europea dei diritti umani.
I funzionari di alcuni paesi europei hanno dichiarato apertamente o suggerito che non avrebbero implementato i mandati d’arresto dell’Icc emessi contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, ex ministro della difesa israeliano.
Tutte le accuse di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio devono essere soggette a indagini imparziali e indipendenti, anche attraverso il principio di giurisdizione universale.
Diritti delle persone rifugiate e migranti
I paesi europei e l’Ue non sono riusciti a introdurre politiche e pratiche per dare priorità alla protezione delle vite delle persone rifugiate e migranti rispetto al controllo delle frontiere, adottare misure credibili per l’accertamento delle responsabilità per le violazioni, ridurre la dipendenza da paesi terzi nell’ambito della gestione delle migrazioni o espandere rotte sicure e legali. L’Italia ha tentato di detenere in Albania i richiedenti asilo salvati in mare, per far esaminare la loro richiesta al di fuori del paese. La cooperazione dell’Ue con Tunisia ed Egitto è proseguita nonostante le prove di violazioni dei diritti umani in questi paesi. Sono continuate le segnalazioni di violenze alle frontiere e di respingimenti illegali dalla Grecia in Turchia, da Cipro in Libano e dalla Turchia in Siria, Afghanistan ed Eritrea.
Le Ong e i difensori dei diritti umani sono rimasti il bersaglio di misure di criminalizzazione. In Grecia, i difensori hanno subìto continui procedimenti giudiziari per aver assistito persone rifugiate e migranti. Tre esperti delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per le restrizioni dell’Italia sulle attività dei difensori dei diritti umani che salvano vite in mare.
Persone rifugiate e migranti hanno anche visto regredire i loro diritti all’interno del paese ospitante. Le persone ucraine rifugiate in Ungheria hanno perso il sostegno statale per l’alloggio, mentre Irlanda e Belgio hanno lasciato migliaia di richiedenti asilo senza alloggio.
I governi devono garantire che tutte le persone che fuggono da persecuzioni e violazioni dei diritti umani abbiano accesso alla sicurezza e alla protezione internazionale e che nessuna venga rimandata in un luogo in cui sia esposta a un rischio reale di gravi violazioni dei diritti umani.
Tortura e maltrattamento
La tortura e i maltrattamenti di migranti e persone con disabilità sono rimasti motivo di preoccupazione. Tra gli sviluppi positivi ricordiamo l’istituzione da parte del Belgio di un meccanismo federale di prevenzione e l’annullamento da parte dell’Ungheria del divieto di contatto fisico tra persone detenute e visitatori. La Romania ha adottato un piano d’azione quinquennale per affrontare i maltrattamenti negli istituti. Tuttavia, il sovraffollamento e l’assistenza sanitaria inadeguata sono perdurati, ad esempio nelle carceri albanesi e italiane, e sono state segnalate denunce di tortura in Macedonia del Nord e Bulgaria.
I governi devono agire con urgenza per porre fine a tortura e maltrattamenti, assicurando i responsabili alla giustizia.
Violenza di genere
Diversi paesi hanno adottato modifiche legislative per affrontare l’impunità per la violenza sessuale. Polonia, Repubblica Ceca e Paesi Bassi hanno introdotto una definizione di stupro basata sul consenso e la Croazia ha reso il femminicidio un reato separato.
La violenza di genere, tuttavia, è rimasta diffusa. La Romania ha visto aumentare gli episodi denunciati di violenza domestica rispetto agli anni precedenti. L’uccisione di donne principalmente da parte di partner attuali o precedenti è proseguita a un livello pericolosamente alto, anche in Bulgaria, Croazia, Germania, Grecia, Italia, Montenegro, Portogallo, Spagna e Turchia. Le donne migranti, quelle che svolgono un lavoro sessuale e le donne transgender hanno incontrato barriere sistematiche quando hanno cercato di sporgere denuncia per violenza sessuale. In Francia, tali ostacoli hanno incluso il rifiuto del diritto di registrare una denuncia e minacce di espulsione.
I governi devono porre fine all’impunità per tutte le violenze di genere.
Alcuni paesi hanno adottato misure positive per rimuovere le barriere all’accesso all’aborto. La Francia è diventata il primo paese al mondo a includere esplicitamente l’aborto come libertà garantita dalla costituzione e diversi paesi hanno sostenuto misure per proteggere le persone incinte dalle molestie fuori delle cliniche abortive.
Tuttavia, l’aborto è rimasto ampiamente criminalizzato e le barriere per accedere all’aborto sono persistite in molti paesi. Andorra ha continuato ad applicare il divieto totale di aborto, in Polonia l’interruzione di gravidanza è rimasta severamente limitata e a Malta il rischio per la vita della persona incinta è rimasta l’unica eccezione legale che consente di abortire. In Inghilterra e Galles si è avuto un aumento di indagini e azioni penali contro donne accusate di aver abortito al di fuori del quadro legale.
Il rifiuto di fornire assistenza per l’aborto per motivi di coscienza o religione è rimasto motivo di preoccupazione anche in Croazia, Italia e Portogallo. L’aborto è stato particolarmente inaccessibile nelle aree rurali ed economicamente svantaggiate in paesi come Croazia e Slovenia.
I governi devono garantire l’accesso a un’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva completa, che comprenda anche l’aborto sicuro.
Diritti economici e sociali
Le persone che accedevano al sistema previdenziale hanno incontrato ostacoli. In Austria, donne e persone con disabilità hanno dovuto affrontare stigmatizzazione, intralci burocratici e disposizioni legali restrittive. In Finlandia, tagli significativi alla previdenza sociale hanno messo a repentaglio un adeguato tenore di vita per coloro che già percepivano redditi bassi. Nel Regno Unito, l’indennità standard dell’assistenza sociale era inferiore al costo dei beni di prima necessità.
Il diritto alla salute è stato eroso in Italia e Spagna, a causa di investimenti pubblici insufficienti nelle infrastrutture sanitarie. In Grecia, personale sanitario e specializzato ha continuato a segnalare lacune continue e significative nel sistema sanitario nazionale.
In tutto il Regno Unito, 4,3 milioni di minori vivevano in povertà, in modo sproporzionato se appartenenti alla comunità nera o a una minoranza etnica; in Italia il 10 per cento della popolazione viveva in condizione di povertà assoluta.
L’accesso all’alloggio è rimasto un problema significativo. In Polonia, la carenza di alloggi a prezzi accessibili ha portato a condizioni di vita scadenti. Andorra non è riuscita a impedire gli sfratti in inverno e l’Irlanda ha registrato livelli record di persone senza fissa dimora.
I governi devono agire immediatamente per garantire i diritti economici e sociali di tutte le persone, senza discriminazioni, anche assegnando risorse adeguate e assicurando una protezione sociale universale e completa.
Diritto a un ambiente salubre
Diversi paesi hanno subìto catastrofi naturali, tra cui inondazioni, incendi boschivi e caldo estremo, aggravate dai cambiamenti climatici indotti dalle attività umane. In Spagna, le piogge torrenziali di ottobre hanno causato inondazioni improvvise e la morte di 224 persone. Le temperature record attribuite ai cambiamenti climatici hanno provocato decessi in Grecia e Portogallo.
Ci sono stati alcuni limitati risultati positivi: dall’imposizione di limiti più severi alle emissioni da parte della Slovenia, ai piani della Croazia per arrivare al 75 per cento di elettricità rinnovabile entro il 2030, dalla crescita delle energie rinnovabili in Ungheria alla cancellazione di un permesso minerario in Montenegro per preoccupazioni ambientali. Nonostante questo, molti paesi sono rimasti indietro nelle politiche climatiche. Una sentenza storica della Corte europea dei diritti umani (Cedu) ha stabilito che le inadeguate politiche climatiche della Svizzera avevano violato il diritto a una tutela efficace dai gravi effetti negativi dei cambiamenti climatici. I piani climatici della Germania sono stati ritenuti legalmente insufficienti, mentre le politiche climatiche della Turchia sono state valutate come gravemente insufficienti. I Paesi Bassi hanno indebolito le loro politiche sul clima, la Norvegia ha continuato nuove esplorazioni per i combustibili fossili, la Grecia ha ampliato l’infrastruttura del gas e il Belgio ha speso 15,5 miliardi di euro in sussidi per i combustibili fossili. Collettivamente, i paesi europei hanno bloccato l’accordo alla Cop29 su un obiettivo adeguato di aumento progressivo del finanziamento per il clima.
I governi devono attivarsi celermente per eliminare in modo graduale l’uso e la produzione di combustibili fossili attraverso una giusta transizione e porre fine a tutti i finanziamenti per i combustibili fossili. Devono anche aumentare urgentemente i finanziamenti per il clima e quelli aggiuntivi dedicati a perdite e danni per i paesi a basso reddito.
Diritto alla privacy
Mentre il Montenegro ha sospeso l’uso del software di riconoscimento facciale e un tribunale in Francia ha stabilito che i sistemi di sorveglianza audio basati sull’intelligenza artificiale erano palesemente illegali, l’uso illegale di spyware e tecnologia di riconoscimento facciale è rimasto motivo di preoccupazione. Le autorità serbe hanno utilizzato tecniche forensi digitali invasive contro attivisti e giornalisti indipendenti. In Germania, la polizia ha utilizzato la tecnologia di riconoscimento facciale senza una base giuridica sufficiente. La Cedu ha stabilito che la Polonia aveva violato il diritto alla privacy attraverso una “sorveglianza segreta” correlata all’uso dello spyware Pegasus, e in Ungheria un tribunale ha stabilito che l’organismo di controllo della protezione dei dati del paese non era riuscito a indagare efficacemente su un caso di quattro persone prese di mira da Pegasus.
I governi devono fermare la deriva verso la creazione di una società basata sulla sorveglianza.