Rifugiati, Amnesty International: “Il codice di condotta svuotato è una sostanziale marcia indietro”

14 Agosto 2017

© Chris McGrath/Getty Images

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In relazione alle notizie apparse sugli organi di stampa di sostanziali modifiche al codice di condotta per le Ong che conducono operazioni di ricerca e soccorso in mare, negoziate con Sos Mediterranée, Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, ha dichiarato: “Se confermato, il documento di fatto svuotato è una sostanziale marcia indietro su tutte le questioni più critiche, in particolare la presenza di uomini armati a bordo e i trasbordi. Questa vittoria della ragionevolezza la dobbiamo a tutte le organizzazioni della società civile che hanno saputo imporre al ministero una riflessione“.

Tuttavia tenere sistematicamente migranti e rifugiati alla larga dalle coste italiane e rinviarli in Libia esponendoli a terribili violazioni dei diritti umani in un paese estremamente insicuro non pone fine al crescente numero di morti nel Mediterraneo centrale e contribuisce a creare uno tra i più grandi mercati di schiavitù della storia contemporanea“, ha aggiunto Rufini.

Dalla fine dell’operazione ‘Mare nostrum’ le Ong hanno sostituito l’Unione europea in attività di ricerca e soccorso in mare che era un suo preciso dovere svolgere, sono al centro di attacchi di esponenti politici ed editorialisti e di accuse la cui fondatezza potrà essere dimostrata solo dopo, e non prima, indagini esaurienti e imparziali“, ha sottolineato Rufini.

Chi risponderà del danno alla reputazione e all’immagine subito dalle Ong? Un danno che rischia di produrre effetti devastanti sull’efficacia dell’azione in tutti i luoghi di crisi dove le Ong agiscono in totale indipendenza e nel rispetto del principio della terzietà dell’azione umanitaria“, ha concluso Rufini.

Nel recente rapporto “Una tempesta perfetta. Il fallimento delle politiche europee nel Mediterraneo centrale” Amnesty International ha evidenziato che i governi europei non stanno impedendo le morti in mare e chiudono gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani, tra cui schiavitù, stupri, uccisioni e torture, perpetrati ai danni dei rifugiati in Libia, dove non esiste alcun sistema d’asilo per chi ha necessità di protezione e l’ingresso e la permanenza irregolare sono considerati reati per i quali automaticamente è previsto il carcere, motivo per cui migliaia di persone si trovano nei centri di detenzione in condizioni terribili.

FINE DEL COMUNICATO

Roma, 12 agosto 2017

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