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Ci sono anche 11 minori, di cui alcuni di pochi mesi, e persone affette da gravi patologie tra i 39 rom che sono stati sgomberati questa mattina da un insediamento informale nei pressi della stazione ferroviaria Val d’Ala, nella periferia nord-est di Roma.
Le famiglie, rese senza tetto dallo sgombero forzato, hanno appena raggiunto l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune per chiedere un’alternativa adeguata. Per Associazione 21 luglio e Amnesty International, che hanno assistito alle operazioni, lo sgombero viola i diritti umani delle persone coinvolte in quanto realizzato senza le garanzie previste dagli standard internazionali.
Le operazioni di sgombero sono cominciate questa mattina intorno alle ore 7.30 alla presenza degli ufficiali della Polizia di Roma Capitale. Le abitazioni dei 15 nuclei familiari sono state abbattute e i 39 rom, tutti originari della Romania, sono stati allontanati dall’insediamento nel quale vivevano.
Appresa l’intenzione delle autorità comunali di sgomberare i 39 rom, tra cui alcune persone che necessitano di cure per via delle gravi patologie di cui soffrono, l’Associazione 21 luglio, lo scorso 4 luglio, aveva scritto alla Direzione Accoglienza e Inclusione del Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale per chiedere un intervento immediato volto a evitare la realizzazione di uno sgombero forzato, illegale e in violazione dei diritti umani.
L’8 luglio, Amnesty International aveva chiesto chiarimenti al Comune di Roma in merito allo sgombero e alle misure adottate per garantire il rispetto degli standard vigenti. Da tale dialogo è emersa l’assenza di un’offerta di alloggio alternativo alle famiglie interessate dallo sgombero.
Di fronte all’assenza di un intervento in grado di riportare tale operazione entro un ambito di legalità, pertanto, Associazione 21 luglio e Amnesty International hanno dovuto constatare che, così come sono state condotte, le operazioni non hanno rispettato le garanzie procedurali in materia di sgomberi previste dal Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite.
Lo sgombero di stamane, infatti, non è stato accompagnato da una genuina consultazione con gli interessati né da una notifica formale e nessuna alternativa abitativa adeguata è stata offerta loro – se non la divisione familiare (donne e bambini in case famiglia, uomini a parte) che le persone hanno comprensibilmente rifiutato – rendendo così i 39 rom, in particolare i bambini, vulnerabili a ulteriori violazioni di diritti umani.
Con quello di oggi, sale a 30 il numero di sgomberi forzati di insediamenti informali rom realizzati nella Capitale dall’attuale Giunta guidata dal sindaco Ignazio Marino, sottolinea l’Associazione 21 luglio. Lo sgombero odierno, secondo i dati dell’Associazione, è inoltre costato al Comune circa 50 mila euro mentre per i 30 sgomberi sono stati spesi, in totale, circa 1,5 milioni di euro.
Subito dopo essere state sgomberate, le famiglie rom coinvolte hanno deciso di recarsi davanti alla sede dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma, in viale Manzoni 16, per chiedere una soluzione abitativa adeguata.
Sul posto si trovano anche gli attivisti dell’Associazione 21 luglio e di Amnesty International, oltre all’Assessore alle Politiche Sociali del Municipio Roma III Eleonora Di Maggio, che ha assistito allo sgombero.
«Lo sgombero forzato di questa mattina rende evidente l’urgenza di una circolare che indichi le modalità con cui gli sgomberi devono essere realizzati, quando strettamente necessari, rispettando gli standard internazionali relativi a consultazione genuina, notifica previa ed offerta di alternative adeguate», afferma Amnesty International. «Il Sindaco Marino ed il governo italiano non possono guardare dall’altra parte mentre dei bambini vengono lasciati per strada».
«Perpetrando una politica basata sugli sgomberi forzati e sulla segregazione dei rom nei cosiddetti ‘villaggi della solidarietà’ – affermano Associazione 21 luglio e Amnesty International – Roma non solo dimostra di non attuare la Strategia di Inclusione dei Rom e Sinti ma persiste nell’utilizzo di ingenti risorse economiche – che potrebbero essere riconvertite in progetti rivolti a tutti i cittadini, rom e non, in emergenza abitativa – per violare i diritti umani dei rom contribuendo ad alimentare il clima di ostilità nei loro confronti».
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