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Il 4 marzo il fotogiornalista egiziano Mahmoud Abu Zeid, noto come Shawkan, è stato finalmente rilasciato dopo aver trascorso oltre cinque anni in carcere per false accuse.
“Questo rilascio lungamente atteso pone fine a un doloroso incubo per Shawkan e la sua famiglia. In quanto prigioniero di coscienza, non avrebbe dovuto trascorrere un solo giorno in carcere, e invece vi ha passato cinque anni e mezzo“, ha dichiarato Najia Bounaim, direttrice delle campagne di Amnesty International sull’Africa del Nord.
“Dopo il rilascio, Shawkan sarà sottoposto a una misura condizionale vergognosa: trascorrere 12 ore al giorno, dalle 6 di sera alle 6 di mattina, in una stazione di polizia. Questo provvedimento oltraggioso, che limiterà gravemente la libertà di Shawkan, dev’essere revocato immediatamente“, ha aggiunto Bounaim.
“Mahmoud Abu Zeid è stato arrestato e portato in carcere solo per aver fatto il suo lavoro. La sua condanna, giunta oltre cinque anni dopo per false accuse al termine di un maxi-processo profondamente irregolare con oltre 700 imputati, è stata una presa in giro della giustizia”, ha proseguito Bounaim.
“Mahmoud Abu Zeid è vittima di una clamorosa ingiustizia. Le autorità egiziane devono garantire piena riparazione per questa vergognosa violazione dei suoi diritti umani“, ha concluso Bounaim.
Ulteriori informazioni
Mahmoud Abu Zeid era stato arrestato il 14 agosto 2013 al Cairo, nei pressi del sit-in di piazza Rabaa al-Adawiya dove stava scattando fotografie per conto dell’agenzia londinese Demotix.
Accusato di 24 reati, tra cui omicidio, per tutto il processo la pubblica accusa non è mai stata in grado di provare le sue responsabilità per i reati di cui era stato incriminato.
Nel settembre 2018 era stato condannato a cinque anni di carcere, già ampiamente scontati in detenzione preventiva, a una multa e a un periodo di libertà condizionata di cinque anni. Impossibilitato a pagare la multa, aveva dovuto trascorrere in carcere altri sei mesi.
Roma, 4 marzo 2019
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