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Dopo aver analizzato la sentenza emessa il 14 ottobre dalla Corte suprema spagnola, Amnesty International ha espresso oggi il parere che la condanna per sedizione nei confronti di Jordi Sànchez e Jordi Cuixart ha violato i loro diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica. L’organizzazione per i diritti umani ha pertanto chiesto il loro rilascio immediato.
Le condanne inflitte ai due leader della società civile catalana e ad altri sette funzionari sono derivate dall’applicazione della generica definizione del reato di sedizione nel codice penale spagnolo e dall’interpretazione eccessivamente ampia e pericolosa che di tale definizione ha dato la Corte suprema.
“Jordi Sànchez e Jordi Cuixart devono essere rilasciati immediatamente e le loro condanne per sedizione vanno annullate”, ha dichiarato Daniel Joloy di Amnesty International.
“Dalla nostra analisi non è emerso alcun elemento da cui si possa definire il processo ingiusto nel suo complesso, ma è chiaro che l’interpretazione della Corte suprema sul reato di sedizione è stata eccessivamente ampia e l’ha spinta a criminalizzare atti legittimi di protesta”, ha aggiunto Joloy.
Come privati cittadini e leader di organizzazioni della società civile, Jordi Sànchez e Jordi Cuixart avevano il diritto di esprimere le loro opinioni e di organizzare manifestazioni pacifiche a sostegno del referendum e dell’indipendenza della Catalogna.
Anche se lo scopo di alcune di queste manifestazioni era quello di impedire l’esecuzione di un’ordinanza giudiziaria, la disobbedienza civile è protetta dal diritto internazionale. Reagire con accuse eccessivamente dure ad atti di disobbedienza civile limita indebitamente il diritto di manifestazione pacifica e rappresenta una violazione del diritto internazionale.
Avendo osservato l’intero svolgimento del processo, Amnesty International è giunta alla conclusione che la condanna a nove anni per sedizione inflitta a Jordi Sànchez e Jordi Cuixart rappresenta una sproporzionata limitazione dei loro diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica. Per di più, la Corte suprema non ha saputo dimostrare che l’imposizione di condanne così dure fosse proporzionata rispetto alle azioni pacifiche di cui erano accusati i due imputati.
“Le condanne di Jordi Sànchez e Jordi Cuixart costituiscono chiaramente un’eccessiva e sproporzionata restrizione dei loro diritti alla libertà di espressone e di manifestazione pacifica”, ha ribadito Esteban Beltran, direttore generale di Amnesty International Spagna.
“Il parlamento deve urgentemente rivedere la definizione del reato di sedizione onde evitare di criminalizzare atti di disobbedienza civile o di restringere indebitamente la libertà di espressione e di manifestazione pacifica”, ha aggiunto Beltran.
Amnesty International si è detta inoltre preoccupata per il fatto che la Corte suprema abbia collegato la gravità del reato al fatto che l’opposizione all’esecuzione di un’ordinanza giudiziaria fosse stata “massiccia o generalizzata”. Così facendo, la Corte ha aperto la porta alla possibilità che le autorità spagnole impongano un tetto illegale al numero di persone che possono esercitare contemporaneamente il diritto di manifestare pacificamente.
La mancanza di chiarezza sul reato di sedizione nel codice penale spagnolo, così come interpretato dalla Corte suprema, consente dunque l’imposizione di indebite restrizioni ai diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica. In questo modo, un’ampia serie di azioni dirette nonviolente vengono erroneamente criminalizzate.
La vaghezza della definizione del reato di sedizione e l’interpretazione eccessivamente ampia che ne ha dato la Corte suprema mettono anche in discussione le condanne inflitte ai leader politici catalani il 14 ottobre.
“Mentre i leader politici catalani potrebbero aver commesso reati perseguibili legittimamente sul piano giudiziario in considerazione del loro ruolo ufficiale, la loro condanna per sedizione basata su una definizione del reato troppo vaga costituisce una rottura del principio di legalità. Le autorità devono porre immediatamente adeguato rimedio a questa situazione”, ha commentato Adriana Ribas, coordinatrice di Amnesty International per la Catalogna.
“Ognuno ha il diritto di sapere se il suo comportamento può costituire un reato. Invece, la sentenza della Corte suprema dimostra che la vaga definizione del reato di sedizione consente il suo uso in modo eccessivo. L’interpretazione della Corte suprema potrebbe avere un effetto paralizzante, tale da impedire alle persone di partecipare a manifestazioni pacifiche senza timore di subire conseguenze”, ha aggiunto Ribas.
Ulteriori informazioni
Amnesty International ha seguito il procedimento nei confronti di 12 leader catalani per i fatti che avvennero intorno al referendum del 1° ottobre 2017 in Catalogna, comprese tutte le udienze del processo svoltosi a Madrid.
Le sentenze sono state emesse il 14 ottobre. Sette alti dirigenti politici catalani e due leader delle organizzazioni della società civile catalana sono stati riconosciuti colpevoli del reato di sedizione e condannati a pene dai nove ai 13 anni di carcere e al divieto di ricoprire incarichi pubblici. Tre altri dirigenti politici sono stati condannati per il reato di disobbedienza e condannati a una multa e al divieto di ricoprire incarichi pubblici.
Secondo il diritto internazionale, le restrizioni al diritto di manifestazione pacifica devono essere stabilite per legge ed essere necessarie e proporzionali rispetto a uno specifico interesse pubblico. Una manifestazione non perde il suo carattere pacifico perché al suo interno vengono commesse alcune azioni illegali o perché alcuni manifestanti compiono atti di violenza.
Inoltre, quand’anche il comportamento pacifico nella condotta di una manifestazione possa essere sottoposto a determinate limitazioni, queste devono essere stabilite dalla legge. I reati devono essere formulati con sufficiente chiarezza per consentire alle persone di sapere come comportarsi.