Fırat Doğan / Amnesty International
Tempo di lettura stimato: 2'
Il 27 maggio 1995 le Madri/le Persone del sabato (Cumartesi Anneleri/İnsanları) si radunarono per la prima volta in piazza Galatasaray, a Istanbul, per chiedere alle autorità turche d’indagare sulla sorte dei loro cari, scomparsi a centinaia e centinaia e presumibilmente uccisi dopo l’arresto all’indomani del colpo di stato militare degli anni Ottanta e della proclamazione dello stato d’emergenza degli anni Novanta.
Molti dei presunti responsabili delle sparizioni e delle uccisioni sono riusciti a stare alla larga dalla giustizia a causa della prescrizione, sopraggiunta 30 anni dopo i fatti loro imputati. Quei processi che sono stati celebrati sono terminati con delle assoluzioni.
“Da trent’anni le Madri del sabato lottano incessantemente per la verità, la giustizia e l’accertamento delle responsabilità. Nonostante siano state sempre pacifiche, le loro proteste sono state represse con violenza e arresti arbitrari da parte delle forze di polizia e indagini prive di fondamento da parte della magistratura. Per questo, siamo sempre dalla loro parte”, ha dichiarato Milena Buyum, campaigner di Amnesty International sulla Turchia.
Amnesty International ha chiesto alle autorità turche di rimuovere il divieto, del tutto illegale, di manifestare in piazza Galatasaray in vista della prossima manifestazione in cui si ricorderà l’anniversario.
Dall’agosto del 2018 la piazza è circondata da barriere metalliche che bloccano l’accesso e vigilata da polizia armata. Le sentenze della Corte costituzionale del 2022 e del 2023, che avevano dato ragione alle Madri del sabato, sono rimaste lettera morta. Nel novembre 2023 le autorità hanno introdotto un numero massimo consentito di dieci persone che possono sostare di fronte alle barriere metalliche.