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Ungheria, Amnesty International: la polizia eviti il ricorso alla forza eccessiva e non necessaria nei confronti dei manifestanti
Amnesty International ha sollecitato le autorità ungheresi a istruire le forze di polizia a non ricorrere alla forza eccessiva e non necessaria, compreso l’uso dei gas lacrimogeni, in occasione delle prossime manifestazioni contro il governo.
“Quanto abbiamo visto la sera del 16 dicembre non deve ripetersi. La polizia deve ricorrere alla forza solo quando strettamente necessario e quando altre tattiche per fronteggiare la violenza si siano rivelate inefficaci”, ha dichiarato Massimo Moratti, vicedirettore di Amnesty International per l’Europa.
“Le autorità ungheresi continuano a stroncare ogni forma di dissenso: ne è stata la prova l’allontanamento con la forza di due parlamentari dell’opposizione dall’edificio dove ha sede l’emittente pubblica Mtva. Si è trattato di una violazione della stessa legge ungherese, che prevede l’immunità per i parlamentari e l’accesso a tutte le istituzioni pubbliche, e degli obblighi internazionali dell’Ungheria sul rispetto della libertà di espressione”, ha aggiunto Moratti.
L’atteggiamento del governo ungherese nei confronti del dissenso è stato condannato anche dalla Commissione di Venezia, uno dei più autorevoli organi consultivi sul diritto costituzionale, che ha stigmatizzato la legge che obbliga le organizzazioni della società civile che si occupano d’immigrazione a versare il 25 per cento di tasse su ogni contributo proveniente dall’estero.
Ulteriori informazioni
Dal 12 dicembre migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro il provvedimento, adottato dal parlamento, che i manifestanti chiamano “legge della schiavitù”. La legge consente ai datori di lavoro di chiedere ai loro dipendenti di svolgere fino a 400 ore di straordinario all’anno e di ritardarne il pagamento anche per tre anni.
Lo stesso giorno, il parlamento ha adottato una legge che crea un nuovo sistema di giustizia amministrativa privo d’indipendenza e sotto il controllo del ministero della Giustizia.
Oltre al ritiro della “legge sulla schiavitù”, i manifestanti rivendicano un sistema giudiziario e un’informazione pubblica indipendenti.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 18 dicembre 2018
Per interviste:
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