Striscione appeso al balcone di casa Regeni a Fiumicello
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Alla vigilia del diciottesimo mese dalla sparizione, al Cairo, del ricercatore italiano Giulio Regeni, il nostro presidente Antonio Marchesi ha scritto al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni chiedendo se, dopo la recente missione di una delegazione della Commissione difesa del Senato, la posizione del governo sul mancato ritorno dell’ambasciatore abbia subito mutazioni.
Secondo l’autorevole portale indipendente egiziano Mada Masr, la stessa delegazione parlamentare italiana avrebbe annunciato il possibile ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo nel mese di settembre. A nostro avviso, qualunque forma di rafforzamento delle relazioni fra i due paesi non può prescindere dagli sviluppi nella ricerca della verità per Giulio Regeni. La scelta di revocare l’unica misura adottata in un anno e mezzo fra le diverse possibili, rischia di compromettere definitivamente il raggiungimento di quel risultato.
Il 25 luglio si terrà a Bruxelles un vertice di alto livello del Consiglio di associazione Unione europea – Egitto. Le riunioni erano state sospese dopo la rivolta del 2011, ma ora, a causa delle preoccupazioni sulla sicurezza regionale e i flussi migratori in aumento, è stato deciso di riprenderle. Si teme pertanto che gli stati membri dell’Unione europea siano disposti a chiudere un occhio sulle gravi violazioni dei diritti umani nel paese.
Dopo il massacro di Rabaa dell’agosto 2013, quando al Cairo le forze di sicurezza uccisero almeno 900 persone in un solo giorno, gli stati membri dell’Unione europea avevano deciso di sospendere le licenze all’esportazione di ogni tipo di armi che avrebbero potuto essere usate a scopo di repressione interna.
Il rapporto dell’Unione europea sull’Egitto, pubblicato in vista del Consiglio di associazione del 25 luglio, neanche menziona Rabaa e il fatto che, da allora, nessuno è mai stato chiamato a rispondere né tanto meno è stato indagato per quel massacro. Il rapporto tace anche sul ricorso alle esecuzioni extragiudiziali, sugli sgomberi forzati di migliaia di famiglie nel Sinai e sull’assenza di procedimenti giudiziari per i responsabili degli attacchi settari contro i cristiani copti.
Le forze di sicurezza egiziane beneficiano della completa impunità per le violazioni dei diritti umani, come le sparizioni forzate, la tortura, le morti in custodia e le esecuzioni extragiudiziali. Nonostante tutto ciò, quasi la metà degli stati membri dell’Unione europea – Italia inclusa – ha proseguito, in violazione degli obblighi di diritto internazionale, a inviare armi all’Egitto.
Il rapporto dell’Unione europea non fa menzione neanche del terribile omicidio di Giulio Regeni e della detenzione, arrivata al quarto anno, del cittadino irlandese e prigioniero di coscienza Ibrahim Halawa.
Amnesty International chiede all’Unione europea di sostenere la richiesta di un’indagine efficace, indipendente e imparziale sulla sparizione e l’uccisione di Giulio Regeni e l’immediato e incondizionato rilascio di Ibrahim Halawa.