25 novembre: dichiarazione della presidente Alba Bonetti

25 Novembre 2025

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Nei primi dieci mesi del 2025 sono stati commessi in Italia 76 femminicidi.

Si conferma il ritmo raccapricciante di due vittime a settimana, cioè, nel nostro paese, ogni settimana, due donne vengono uccise da compagni, mariti o fidanzati. Se è vero che non tutti gli uomini stuprano o uccidono le loro compagne, è pur tristemente vero che tutti gli stupratori e gli autori di femminicidio sono uomini. Le motivazioni raccontate dalle cronache sono solo la causa prossima, l’effetto scatenante della violenza: la decisione della donna di separarsi, le difficoltà economiche della coppia, il sospetto di un tradimento… situazioni difficili che richiedono equilibrio e maturità in tutti gli aspetti dell’esistenza, da quello mentale a quello affettivo e sessuale.

La Convenzione di Istanbul è il quadro normativo che definisce le misure per eliminare la violenza sulle donne, adottato dall’Italia nel 2013. Tre sono gli ambiti su cui intervenire: la prevenzione, la protezione e la punizione. L’area più trascurata negli interventi dei governi italiani è la prevenzione, quella che davvero permetterebbe di creare un futuro libero da violenza e rispettoso per tutte e tutti. L’inasprimento delle pene non ha nessuna deterrenza su chi si appresta a compiere un femminicidio e quando si emette una condanna, è già troppo tardi per salvare una vita.

Immagino che il ministro Valditara non chiederebbe il consenso scritto alle famiglie per far impartire lezioni di educazione stradale. Nella vita come per strada, la sicurezza e l’incolumità dipendono dalla capacità di sapere riconoscere segnali di rischio e restare incolumi dalla consapevolezza e dalla maturità nostra e altrui. Perché privare chi si affaccia alla vita della possibilità di confrontarsi e far crescere la propria affettività?

Un collega di Valditara, il ministro Nordio, ha dichiarato che c’è una componente “genetica” nel rifiuto da parte di alcuni uomini ad accettare la parità con le donne: è una riprova dell’immane lavoro che resta da fare a livello culturale per superare un pensiero radicato e inaccettabile.

Altro versante della condizione delle donne su cui si registrano segnali allarmanti è l’accesso all’interruzione di gravidanza, in Italia assicurato per legge dal 1978. Di recente, Amnesty International ha pubblicato una ricerca sull’accesso all’aborto in Europa che evidenza il persistere di ostacoli pericolosi e dannosi alle cure abortive. Tutto ciò avviene in un contesto in cui gruppi anti-diritti umani, sempre più organizzati e finanziati, intensificano i propri sforzi per influenzare negativamente politiche e leggi, spesso diffondendo paura e disinformazione, con l’obiettivo di limitare ulteriormente l’accesso all’aborto. In Italia la difficoltà più frequente è data dalla presenza di medici obiettori di coscienza che in alcune regioni sfiorano il 100%. Se lo stato ha il dovere di rispettare le opinioni del personale sanitario, ha pure il dovere di tutelare la salute e il diritto di scelta delle donne.

Cinquant’anni fa veniva varata la riforma del diritto di famiglia che introduceva finalmente la parità tra uomo e donna, norma ispirata ai valori costituzionali e faceva piazza pulita della legge precedente che subordinava la moglie al marito nei rapporti personali come in quelli patrimoniali e nelle relazioni di coppia nei riguardi dei figli.

Nello stesso anno, veniva fondata Amnesty International Italia. Noi sappiamo bene che le battaglie per affermare i diritti umani sono lunghe, richiedono tessiture pazienti tra opinione pubblica e consenso delle forze politiche. È fonte di speranza che, proprio a ridosso di questo 25 novembre, ricorrenza in cui di solito si snocciolano solo dati sui femminicidi, la Camera abbia approvato all’unanimità la proposta di legge presentata dall’on. Laura Boldrini sulla modifica dell’art. 609-bis Codice penale che introduce in modo esplicito il consenso libero e attuale come elemento centrale per il reato di violenza sessuale. Si è aperto uno spiraglio promettente: se la proposta diventerà legge, l’Italia avrà una norma in linea con gli standard internazionali, come indicato dagli obiettivi della campagna “Io lo chiedo” che Amnesty conduce da anni.

La retorica ispirata al verso di Ovidio Vis grata puellae non avrà più cittadinanza nei tribunali: solo il sì è sì!