63 migranti morti nel Mediterraneo nel marzo 2011: ‘Necessaria giustizia per le vittime, i loro familiari e i sopravvissuti’

30 Marzo 2012

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A seguito delle dichiarazioni del ministro per la Cooperazione e l’Integrazione Andrea Riccardi, relative al riconoscimento da parte del governo italiano delle responsabilità per la morte nel mar Mediterraneo, nel marzo 2011, di 63 migranti partiti dalla Libia e in rotta per l’Italia, Amnesty International Italia ha sottolineato la necessità che vi sia giustizia per le vittime, i loro familiari e i sopravvissuti.

Ieri, il Comitato su migrazione, rifugiati e sfollati dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato un rapporto dell’Assemblea parlamentare su quel tragico episodio, mettendo in evidenza le responsabilità della Nato e di alcuni paesi mediterranei, tra cui l’Italia.

Un’imbarcazione con a bordo 72 migranti, partita dalle coste libiche nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2011, era andata presto in avaria; dopo una deriva di 16 giorni nel Mediterraneo, si erano salvate solo nove persone. A giugno, una missione di Amnesty International aveva intervistato uno dei sopravvissuti, il quale aveva confermato che durante i giorni di deriva, la loro imbarcazione aveva incrociato una grande nave militare e altre navi ed era stata sorvolata da due velivoli.

La Guardia costiera italiana, allertata già il 27 marzo, aveva localizzato l’imbarcazione in acque libiche  e trasmesso l’allarme alle imbarcazioni in transito per il Canale di Sicilia. Secondo il rapporto del Comitato del Consiglio d’Europa, la nave italiana ITS Borsini, al tempo sotto il comando della Nato, si trovava a 37 miglia nautiche. Tuttavia, supponendo che l’imbarcazione in difficoltà si stesse dirigendo verso l’Area di ricerca e soccorso di competenza maltese, le autorità italiane non lanciarono alcuna missione di ricerca e soccorso. I migranti attesero i soccorsi invano.

Amnesty International Italia chiede al governo e al parlamento di:

garantire la piena collaborazione nel fornire le informazioni richieste e non ancora rese, per consentire l’identificazione dell’elicottero militare che, dopo aver lanciato acqua e generi alimentari ai migranti, non tornò a sorvolare la zona, e della nave militare che potrebbe avere ignorato le richieste di soccorso;
aprire un’inchiesta parlamentare per individuare eventuali responsabilità istituzionali;
adottare tutte le misure necessarie per sviluppare un più efficace sistema di ricerca e soccorso, in linea con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani;
applicare considerazioni umanitarie al momento dell’esame dello status dei sopravvissuti presenti in Italia.

Amnesty International Italia chiede inoltre che tutte le autorità competenti, compresa l’autorità giudiziaria, operino affinché le vittime, i loro familiari e i sopravvissuti ottengano giustizia.

FINE DEL COMUNICATO                                                  Roma, 30 marzo 2012

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