A Ferrara per ricordare le violazioni dei diritti umani accadute durante la pandemia nelle strutture di residenza per anziani

14 Ottobre 2021

@ ANSA/MAX CAVALLARI

Tempo di lettura stimato: 11'

“ANCHE GLI ANGELI NON STANNO A GUARDARE”

Il rapporto “Abbandonati” di Amnesty International Italia sulla violazione dei diritti umani nelle strutture di residenza per anziani durante la pandemia da Covid-19.

MANIFESTAZIONE CON INTERVENTI E PETIZIONE PER IL DIRITTO ALLA SALUTE DELLE PERSONE ANZIANE NELLE CASE DI RIPOSO

16 ottobre 2021, ore 15.00
piazza del Municipio 2, Ferrara*

 

Promossa da Amnesty International Italia, in collaborazione con Anchise Comitato Nazionale Famiglie RSA – RSD – Sanità, Associazione Sanità Oggi Ferrara, Centro per la Tutela dei Diritti dei Malati di Ferrara – con il patrocinio del Comune di Ferrara.

Lo scopo della manifestazione è informare e sensibilizzare sulla tutela e la protezione degli anziani nelle case di riposo, affermare il loro diritto alla salute, alla vita e alla non discriminazione, agli affetti e alla dignità umana, aspetti che la pandemia ha completamente stravolto. Saranno inoltre ricordate tutte le persone anziane decedute, tante in tutta Italia e anche a Ferrara dove sono in corso due inchieste della procura, che ha chiamato a rispondere per epidemia colposa, omicidio colposo, lesioni e maltrattamenti.

Un’intera generazione è scomparsa, quella che ha fatto la storia del nostro Paese. Ciò non dovrà accadere mai più.

L’iniziativa prevede interventi di rappresentanti di istituzioni, associazioni e sindacati ma anche di persone che professionalmente o per vicende della vita si trovano a tutelare o a difendere i diritti delle persone anziane.

In apertura prenderà la parola Debora del Pistoia, una delle ricercatrici di Amnesty International
Italia che ha stilato il rapporto “Abbandonati” di Amnesty International sulla violazione dei diritti umani nelle strutture di residenza durante la pandemia da Covid-19; subito dopo Letizia Caselli, parente di una delle vittime di una residenza per anziani di Ferrara e socia di Amnesty International Italia, affronterà il tema della gestione della pandemia nelle case di riposo in chiave nazionale, tra pubblico e privato, con gli attuali orientamenti.

La parte centrale, più tecnica, è dedicata prima alla tutela giudiziaria civile e penale per i casi di
malasanità nelle strutture di residenza, presentata dall’avvocato Piero Giubelli, poi trattata da Luca Greco, componente di segreteria della Fp Cgil di Ferrara, per la cura del personale sanitario che lavora nelle strutture residenziali.

Adeguato spazio sarà dato alle associazioni del territorio che vivono e hanno vissuto queste criticità e
conoscono purtroppo le difficoltà, la paura e il dolore dei familiari di cui darà testimonianza Micaela
Felloni, presidente del Centro per la tutela dei diritti dei malati di Ferrara; concluderà infine Andrea Ricci, presidente dell’Associazione Sanità Oggi Ferrara, con una riflessione sull’origine lontana della strage delle vittime nelle strutture di residenza durante la pandemia.

Si auspica il dialogo col pubblico. In contemporanea sarà attivo un banchetto per la petizione dedicata
al diritto alla salute degli anziani nelle case di riposo, lanciata alla fine del 2020 e che ha raggiunto più di 17.100 firme.

Alcuni dati di approfondimento: 

A fronte dell’impatto devastante vissuto dalle case di riposo durante la pandemia da Covid-19 in tutta
Europa, Amnesty International ha effettuato quattro ricerche approfondite mirate ad analizzare le
violazioni dei diritti umani nelle strutture per anziani in Italia, Inghilterra, Belgio e Spagna.

Il rapporto “Abbandonati” sulle violazioni dei diritti nelle strutture di residenza sociosanitarie e
sociosanitarie durante la pandemia da Covid-19 in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto ha messo in
luce le lacune delle istituzioni italiane a livello nazionale, regionale e locale nell’adottare misure tempestive per proteggere la vita e la dignità delle persone anziane nelle case di riposo nel corso
dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e del personale sanitario.

Durante la prima ondata, l’Emilia-Romagna è stata la seconda regione d’Italia con il più grande
incremento in numero di decessi rispetto alla media 2015-2019. Nel mese di marzo 2020, la Lombardia
ha registrato un +190% (eccesso che resta elevato ad aprile, con il +112%), seguita dall’Emilia
Romagna con +71%.

Le criticità evidenziate da Amnesty International in Emilia-Romagna hanno contribuito al tragico esito
nei presidi residenziali, in particolare l’intempestiva chiusura alle visite esterne delle strutture, il
mancato o tardivo sostegno delle istituzioni nella fornitura di DPI e il ritardo nell’esecuzione di tamponi
sui pazienti e sul personale sanitario, i trasferimenti di pazienti dagli ospedali senza le adeguate misure
per contenere il rischio di contagio. L’emergenza sanitaria ha anche acuito problemi sistemici tra cui
la carenza di personale – aggravata dall’alto numero di operatori sanitari in malattia e dai reclutamenti
straordinari dei presidi ospedalieri – e ha comportato un grave abbassamento del livello di qualità
dell’assistenza e della cura degli ospiti, permettendo condizioni di lavoro estenuanti per gli operatori
stessi, sottoposti a un grave stress fisico e psicologico e che fossero sovraesposti al rischio di contagio.

In un clima già difficile, sono aumentate le controversie tra lavoratori e strutture, con molti casi di provvedimenti disciplinari o addirittura licenziamenti per coloro che hanno denunciato. Uno degli aspetti cruciali esplosi con la pandemia è stata poi l’inadeguatezza del sistema di controllo e verifica. Nel
periodo in cui le ispezioni avrebbero dovuto essere più frequenti e più approfondite – in assenza di
visite esterne – spesso invece le verifiche condotte dalle aziende sanitarie locali sono state solo formali
e amministrative.

La chiusura delle visite ha generato enormi difficoltà tra i familiari nel reperire informazioni circa lo stato di salute dei pazienti e in particolare l’isolamento prolungato delle persone anziane ha provocato un grave deterioramento fisico e cognitivo e in molti casi ha irreparabilmente compromesso le condizioni di molti ospiti per la mancanza di stimoli e contatti sociali. L’isolamento prolungato rimane ancora oggi una delle problematiche principali che rischia di divenire sistemica. Molte famiglie, comitati di familiari e organizzazioni che si occupano di diritti umani segnalano da mesi alle autorità la necessità di soluzioni urgenti per garantire politiche di visita in sicurezza omogenee su tutto il territorio nazionale.

Più di un anno e mezzo dopo la dichiarazione dello stato di emergenza alcuni passi avanti sono stati
fatti, ma sono ancora molti gli aspetti critici e i punti di allarme. Molti lavoratori e familiari continuano a
testimoniare che durante le ondate successive, questa volta meno circoscritte territorialmente e estese
a tutto il territorio nazionale, si è giunti nuovamente impreparati: anche questa volta le istituzioni non
hanno agito per tempo per evitare quanto già accaduto tra marzo e aprile 2020 e prevenire che si
verificassero nuove criticità.

Per affrontare gli errori e le carenze strutturali è essenziale che venga condotta un’inchiesta pubblica
indipendente per esaminare in profondità la preparazione generale e la risposta alla pandemia per
nelle strutture che si assicuri la massima trasparenza sui dati.

Decessi per Covid-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie:

A partire dall’inizio dell’emergenza sanitaria, governo e autorità regionali e locali non hanno mai reso
pubblici dati e informazioni omogenei e completi relativi alla diffusione del contagio nelle strutture
residenziali sociosanitarie e socioassistenziali, essenziali per una lettura puntuale del fenomeno e tale
da consentire, tra le altre cose, di rispondere alle esigenze del settore evitando il ripetersi delle
violazioni e della mancata tutela dei diritti alla vita, alla salute e alla non discriminazione dei pazienti
anziani.

Il tasso di mortalità della prima ondata è stato generalmente sottostimato. Più nello specifico però, i dati ufficiali della Protezione Civile e del Ministero della Salute continuano a non offrire il dettaglio su quanto accade all’interno delle strutture, lasciando un enorme buco nel sistema conoscitivo circa la diffusione del virus nelle strutture socio-sanitarie nella seconda ondata.

A seguito della crescente pressione mediatica nei primi mesi della pandemia, l’Istituto Superiore di Sanità ha lanciato una “Survey nazionale sul contagio Covid-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie”, pubblicata a giugno 2021 e aggiornata tra il 1° febbraio e il 5 maggio. Partendo dai dati di oltre 1300 RSA “si è registrato mediamente un tasso di mortalità del 9,1%”. La percentuale maggiore di decessi è stata riportata in Lombardia (41,4%) e in Veneto (18,1%). Tra i 9.154 soggetti deceduti, solo 680 (il 7,4%) erano risultati positivi al tampone per Covid-19, mentre 3.092 (il 33,8%) avevano presentato sintomi simil-influenzali. ISS stesso suggerisce di considerare congiuntamente i decessi di soggetti accertati positivi e con sintomi simil-influenzali per stimare il tasso di mortalità complessivo legato al virus nelle strutture, che risulta quindi pari a 3,1% (sale fino al 6,5% in Lombardia). La stessa indagine conferma che nello stesso periodo, 5.292 persone residenti nelle strutture rispondenti sono state ospedalizzate (il 5,4% degli ospiti)” in Best Practice e prevenzione in evidenza, Rsa e Covid in Italia, “Sanità 360”), 8 marzo 2021.

 

*In caso di maltempo l’evento avrà luogo sotto “Il volto del Cavallo” (piazza del Municipio 1)