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Il 26 novembre a Rosarno Amnesty International Italia ha presentato il rapporto di ricerca ‘Lavoro sfruttato due anni dopo. Il fallimento della ‘Legge Rosarno’ nella protezione dei migranti sfruttati nel settore agricolo in Italia‘.
Aprendo la presentazione, il direttore generale di Amnesty International Italia Gianni Rufini ha evidenziato come i movimenti delle persone – per ragioni politiche come economiche – sono e continueranno a essere uno dei fenomeni più importanti di questo inizio di secolo. Pensare di affrontarlo unicamente con misure sicuritarie non solo causerà violazioni dei diritti umani di migranti e rifugiati ma sarà anche uno sforzo vano e persino controproducente, considerando l’apporto che il lavoro migrante dà alle economie dei paesi sviluppati.
Chiara Garri, ricercatrice di Amnesty International Italia, ha presentato il rapporto, un aggiornamento della ricerca effettuata dall’organizzazione per i diritti umani proprio a Rosarno nel 2012. Alla luce dei dati raccolti nei due anni dall’entrata in vigore della ‘legge Rosarno’, i criteri restrittivi da essa disposti – unitamente a politiche di criminalizzazione dei migranti irregolari – hanno gravemente compromesso la possibilità di questi ultimi di accedere alla giustizia e alla piena riparazione, cui avrebbero diritto sulla base degli standard internazionali.
Con questo rapporto, Amnesty International Italia intende sollecitare le autorità italiane a prendere i necessari provvedimenti affinché i diritti umani dei lavoratori migranti siano pienamente rispettati e protetti, a prescindere dalla loro posizione migratoria.
Insieme ad Amnesty International Italia, a Rosarno c’era la Carovana italiana per i diritti dei migranti, la dignità e la giustizia.
Partita da Lampedusa il 23 novembre, la Carovana arriverà il 6 dicembre a Torino. Nello stesso periodo, in Messico la Carovana delle madri centroamericane alla ricerca dei migranti scomparsi percorrerà le strade che dall’America centrale arrivano fino agli Stati Uniti d’America, sulla rotta dei nuovi schiavi. Le Madri centroamericane cercano i loro figli scomparsi da 10 anni, nel silenzio delle istituzioni messicane e internazionali, costantemente minacciate di morte.
Sono intervenuti Padre Alejandro Solalinde, direttore del centro migranti ‘Fratelli in cammino’ nello stato di Oaxaca, Messico e coordinatore del Centro pastorale cattolico di cura per i migranti nel sud ovest del Messico, e José Jaques Medina, fondatore e presidente del primo sindacato di operai senza documenti e del sindacato nazionale dei lavoratori migranti del Messico.
Padre Solalinde ha auspicato l’approvazione di leggi in Italia e nel resto dell’Unione europea che riconoscano ai migranti tutti i diritti previsti dalle norme internazionali. Egli ha inoltre chiesto che dalla sicurezza nazionale il mondo progredisca verso la sicurezza umana.
José Jaques Medina ha denunciato le relazioni disumanizzanti causate dal lavoro precario che, in Messico come altrove, non riconosce il valore della produzione e rischia di far cadere le persone che vivono tale condizione di precarietà nel crimine organizzato.
All’incontro ha preso parte anche Mounira Chagrani, portavoce delle famiglie di 501 tunisini scomparsi nel Mediterraneo tra il 2010 e 2011 mentre cercavano di arrivare in Italia.