A Sofia la protesta di Amnesty International per le violazioni dei diritti umani alle frontiere dell’Europa

18 Luglio 2014

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Il 18 luglio, 80 attivisti di Amnesty International provenienti da 30 paesi hanno dato vita a una manifestazione nel centro della capitale bulgara, Sofia, trasformando simbolicamente la frontiera esterna dell’Unione europea (Ue) in un memoriale dedicato ai migranti e ai rifugiati. L’iniziativa, la cui organizzazione è stata tenuta nascosta per settimane, ha voluto ricordare le decine di migliaia di persone che hanno perso la loro vita in mare o hanno subito violazioni dei loro diritti umani mentre cercavano salvezza e protezione in Europa.

‘Gli stati membri dell’Ue stanno innalzando sempre di più i loro muri a spese dei diritti e della vita di migranti e rifugiati’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale.

Agli attivisti di Amnesty International si sono uniti passanti, rifugiati e membri della società civile locale. Dopo aver sfilato per Vitosha, il principale viale del centro di Sofia, i manifestanti hanno raggiunto una barriera di due metri di altezza, simbolo dei leader degli stati membri dell’Ue. Via via, hanno appeso messaggi e oggetti personali alla barriera, che si è trasformata in un memoriale di solidarietà.

‘L’azione di oggi ha messo in luce il fallimento delle politiche bulgare e complessivamente dell’Ue in materia d’immigrazione, concentrate sempre di più sulle misure di controllo delle frontiere. Ha dimostrato inoltre l’indignazione pubblica per i maltrattamenti subiti da coloro che cercano riparo alla frontiera dell’Ue’ – ha commentato Dalhuisen.

Persone disperate, in fuga dalla povertà, dalla persecuzione e da paesi devastati dalla guerra, vanno ripetutamente a sbattere contro le frontiere sigillate dell’Ue. In questo modo, a molte persone non resta praticamente alcun modo di entrare in modo sicuro e legale in Europa. Le frontiere dell’Ue, compresa quella bulgara, agiscono di fatto come i custodi del cancello della Fortezza Europa.

L’aumento dei controlli delle frontiere e l’uso di sofisticati sistemi di sorveglianza sono solo alcune delle prassi attuate per tenere a distanza persone che hanno bisogno di protezione. Per esempio, alla fine del novembre 2013, le autorità bulgare hanno iniziato a costruire una barriera lunga 30 chilometri e alta tre metri lungo il confine con la Turchia. A pattugliarlo, sono state aggiunte centinaia di guardie di frontiera.

Questo approccio basato sulla sicurezza riflette le politiche e le prassi dell’Ue in materia d’immigrazione: milioni di euro vengono destinati ogni anno dagli stati membri all’erezione di barriere e ai controlli lungo i confini. Un chiaro rivelatore delle priorità in gioco è la destinazione da parte dell’Ue, tra il 2007 e il 2013, di quasi 2 miliardi di euro alla protezione e alle operazioni di polizia alla sua frontiera esterna; in profondo contrasto, solo 700 milioni di euro sono stati destinati a migliorare la situazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

‘Invece di tenere le persone a distanza, queste politiche di prevenzione stanno unicamente costringendo migranti e rifugiati a intraprendere viaggi sempre più pericolosi verso l’Europa. Oggi, mentre nel mondo vi sono più sfollati che in ogni altro periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, la risposta degli stati membri dell’Ue è quella di girare le spalle alla crisi umanitaria. È più che mai tempo di agire per porre finalmente le persone prima delle frontiere’ – ha concluso Dalhuisen.

La manifestazione di Sofia ha rappresentato il culmine del terzo campo europeo di Amnesty International sui diritti umani, organizzato dal 12 al 19 luglio insieme al Comitato Helsinki della Bulgaria. Il campo fa parte della campagna Sos Europa, il cui obiettivo è proteggere le vite e i diritti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti.