A un anno dal Nobel per la pace, ancora in carcere Liu Xiaobo

8 Dicembre 2011

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A un anno esatto dal conferimento del Nobel per la pace, in assenza del premiato, Amnesty International ha sollecitato ancora una volta le autorità della Repubblica popolare cinese a rilasciare Liu Xiaobo e a ritirare il provvedimento illegale che costringe sua moglie, Liu Xia, agli arresti domiciliari e la priva di ogni forma di comunicazione col mondo esterno.

Secondo fonti non confermate, a Liu Xia sarebbe stato concesso d’incontrare il marito in carcere due volte in tutto nel corso del 2011.

Liu Xiaobo, noto attivista per i diritti umani, sta scontando una condanna a 11 anni, inflittagli nel 2009 per ‘incitamento alla sovversione dei poteri dello stato’, al termine di un processo iniquo.

La vicenda di Liu Xiaobo e di sua moglie è emblematica della determinazione con cui il governo cinese sta stroncando ogni forma di dissenso. La polizia e le forze di sicurezza agiscono con sempre maggiore impunità e al di fuori di ogni supervisione giudiziaria, arrestando e spesso maltrattando e torturando numerose persone solo a causa delle loro idee o del loro impegno in favore dei diritti umani.

Nelle stesse condizioni del Nobel per la pace si trova Liu Xianbin, veterano del movimento per la democrazia, condannato nel marzo di quest’anno a 10 anni di carcere, sempre per ‘incitamento alla sovversione dei poteri dello stato’. Liu Xianbin è ‘colpevole’ di aver scritto articoli sulla democrazia e sui diritti umani, di aver preso le difese di altri attivisti perseguitati e di aver sostenuto ‘Carta 08’, il manifesto per le riforme in campo giuridico e politico a sua volta sottoscritto e promosso da Liu Xiaobo.