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Forse i parlamentari polacchi puntavano sulla distrazione e sul lockdown. Con le persone chiuse in casa, immaginavano che sarebbe stato più semplice approvare due proposte di legge che avrebbero ulteriormente ristretto l’accesso ai servizi di aborto e vietato l’educazione sessuale nelle scuole.
Le proteste invece ci sono state: virtuali sì, ma anche fisiche. Forti, creative, rumorose e nel pieno rispetto delle norme anti-assembramento e del distanziamento sociale. Così il Parlamento ha deciso di rinviare i testi in commissione, per ulteriori approfondimenti.
Se approvata, la prima proposta di legge impedirebbe l’interruzione di gravidanza in caso di malformazioni congenite del feto e lascerebbe legale l’aborto solo in caso di stupro, incesto o quando la salute del bambino o della madre è compromessa.
La seconda renderebbe praticamente impossibile informare i giovani su questioni come il consenso, la contraccezione e la prevenzione di infezioni a trasmissione sessuale.
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