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La condanna a 100 frustate, eseguita personalmente da un religioso locale il 16 settembre nella provincia di Ghazni nei confronti di una ragazza di 16 anni colpevole di una ‘relazione illecita’, dimostra ancora una volta, nel modo più abominevole, quanto sia precaria la situazione delle donne e delle ragazze in Afghanistan.
La sentenza, emessa dalle autorità religiose locali, è un oltraggiosa sfida alle norme internazionali e alle stesse leggi dell’Afghanistan. La Camera bassa del parlamento ha annunciato l’avvio di un’inchiesta sulla vicenda: uno sviluppo positivo, secondo Amnesty International, che però dev’essere seguito da azioni concrete per porre fine all’endemica impunità per i reati contro le donne in tutto il paese.
Amnesty International ha sollecitato il governo afgano a dare immediata attuazione alla legge del 2009 sull’eliminazione della violenza contro le donne, che punisce i matrimoni forzati, lo stupro e altre violazioni dei diritti umani nei confronti delle donne.
Il caso della minorenne frustata 100 volte mette anche in evidenza la pervasività del sistema di giustizia parallela tuttora operante in alcune province afgane.