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Amnesty International ha condannato l’attentato con autobomba portato a termine la mattina del 31 maggio nella capitale afgana Kabul, che ha causato 80 morti e almeno 350 feriti.
“Siamo di fronte a un orribile atto di violenza, che ci ricorda in maniera drammatica ancora una volta il prezzo che la popolazione civile afgana continua a pagare in un conflitto nel quale i gruppi armati la colpiscono deliberatamente e il governo è incapace di proteggerla“, ha dichiarato Horia Mosadiq, ricercatrice di Amnesty International sull’Afghanistan.
“Occorre un’immediata, imparziale ed efficace, in grado di recare giustizia alle vittime. I civili non dovrebbero mai essere presi di mira, in alcuna circostanza“, ha proseguito Mosadiq.
“La strage di oggi mostra che il conflitto dell’Afghanistan non sta perdendo intensità, al contrario si sta pericolosamente allargando. Questo dovrebbe essere motivo di allarme per la comunità internazionale. La Corte penale internazionale dovrebbe mantenere la promessa di indagare sui crimini di guerra e chiamare i responsabili a risponderne“, ha concluso Mosadiq.
Ulteriori informazioni
Dal ritiro, alla fine del 2014, delle forze militari internazionali, la situazione della sicurezza in Afghanistan è profondamente peggiorata, il numero delle vittime civili è aumentato e la crisi dei profughi interni si è acuita. I talebani controllano più territorio oggi che in qualsiasi altro periodo successivo al 2001.
Ad aprile la Missione delle Nazioni Unite in Afghanistan ha diffuso un rapporto sulle vittime civili, ha reso noto il numero delle vittime civili nel primo trimestre del 2017: 715 morti e 1466 feriti.
Il maggior numero di vittime civili è stato registrato nella capitale Kabul, seguita dalle province di Helmand, Kandahar e Nangarhar.