Afghanistan, la comunità dei difensori dei diritti umani è sotto attacco

28 Agosto 2019

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La comunità dei difensori dei diritti umani dell’Afghanistan è sotto un crescente attacco da parte delle autorità e dei gruppi armati. Lo denunciamo nel rapporto “Difensori indifesi: gli attacchi contro la comunità dei diritti umani in Afghanistan“.

Il governo ha ripetutamente mancato di indagare sugli attacchi contro i difensori dei diritti umani, a volte accusandoli addirittura di aver fatto false denunce o suggerendo loro di armarsi per difendersi autonomamente.

Ogni anno viene superato il numero di vittime civili di quello precedente e il mese di luglio è stato il più violento da oltre due anni a questa parte. In questo contesto, l’azione dei difensori dei diritti umani viene ampiamente ignorata dal governo afgano e dalla comunità internazionale.

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Denunciamo casi di difensori dei diritti umani minacciati, intimiditi, feriti e uccisi in attacchi su cui le autorità afgane non hanno svolto indagini né avviato procedimenti giudiziari.

Nell’ottobre 2015, ad esempio, due esponenti della Commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan sono stati uccisi e altri due sono rimasti feriti in un attentato esplosivo nella provincia orientale di Nangarhar. Da allora il governo non ha arrestato nessuno e non si hanno notizie sulle indagini.

Nel dicembre 2016 il presidente afgano Ashraf Ghani si era impegnato a difendere i difensori e gli attivisti dei diritti umani: “La [loro] protezione è questione su cui il mio governo, il parlamento e la magistratura hanno piena responsabilità“, aveva dichiarato a una conferenza della Commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan.

Invece di rispettare questo impegno, il governo afgano si è reso responsabile di intimidazioni, vessazioni e minacce.

Nel giugno 2016 le autorità hanno fatto ricorso alla forza eccessiva per disperdere una manifestazione convocata a Kabul in piazza Zanbaq per protestare contro l’enorme numero di vittime civili nel conflitto.

Quello attuale è uno dei periodi più pericolosi per i difensori dei diritti umani in Afghanistan. Non solo operano in un ambiente tra i più estremi ma devono anche fronteggiare minacce da parte sia del governo che dei gruppi armati“, ha dichiarato Omar Waraich, vicedirettore di Amnesty International per l’Asia meridionale.

Nel maggio 2017, in occasione dell’esame dell’Afghanistan da parte del Comitato Onu contro la tortura, un gruppo della società civile è stato obbligato a rimuovere i nomi di alcuni alti funzionari del governo dal “rapporto ombra” che intendeva presentare alle Nazioni Unite.

Tutta questa situazione ha portato molti difensori e attivisti dei diritti umani ad affermare di non avere più alcuna fiducia nel governo.

Questa sensazione è stata esacerbata da casi in cui le autorità hanno accusato i difensori dei diritti umani di aver inventato le minacce nei loro confronti o di aver rifiutato la protezione offerta dal governo.

Due attivisti hanno dichiarato che, dopo aver denunciato attacchi nei loro confronti, non hanno ricevuto protezione e gli è stato suggerito di comprare delle armi e proteggersi da soli.

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