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Il Consiglio Onu dei diritti umani, convocato il 24 agosto in sessione speciale, ha tradito la popolazione dell’Afghanistan rifiutando d’istituire un meccanismo indipendente di monitoraggio sui crimini di diritto internazionale in corso nel paese dopo la salita al potere dei talebani.
Tale meccanismo era stato richiesto dalla Commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan, dall’Alta commissaria Onu per i diritti umani, dalle Procedure speciali Onu sui diritti umani e da una serie di attori della società civile, tra cui Amnesty International. Sollecitato anche dall’Italia, avrebbe consentito il monitoraggio e la denuncia delle violazioni dei diritti umani e avrebbe potuto contribuire a portare i responsabili di fronte alla giustizia.
Il Consiglio Onu dei diritti umani ha invece adottato per consenso una blanda risoluzione che si limita a chiedere ulteriori rapporti e un aggiornamento da parte dall’Alta commissaria Onu per i diritti umani nel marzo 2022, poco più delle attività già in atto.
“La sessione speciale del Consiglio Onu dei diritti umani non ha dato una risposta credibile alla crescente crisi dei diritti umani in Afghanistan. Gli stati membri hanno ignorato le richieste della società civile e delle stesse Nazioni Unite”, ha dichiarato Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“Molti in Afghanistan stanno già rischiando di subire rappresaglie. La comunità internazionale non deve tradirle e deve accelerare urgentemente gli sforzi per garantire un’evacuazione sicura alle persone che vogliono lasciare il paese. Gli stati devono superare le esitazioni e assumere iniziative adeguate per proteggerle”, ha aggiunto Callamard.
“Le nostre recenti ricerche sul terreno, sul massacro di uomini di etnia hazara nella provincia di Ghazni, sono la prova che la capacità dei talebani di uccidere e torturare non è diminuita”, ha sottolineato Callamard.
“Gli stati membri del Consiglio Onu dei diritti umani devono rimediare al fallimento odierno nella prossima riunione, in programma tra poche settimane. Occorre urgentemente un robusto meccanismo d’indagine, col mandato di documentare, raccogliere e conservare le prove dei crescenti crimini di diritto internazionale in corso in Afghanistan”, ha concluso Callamard.