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AFGHANISTAN, IL RITORNO DEI TALEBANI: UN ANNO DA INCUBO
di Tina Marinari, campaigner
Da quando hanno preso il controllo dell’Afghanistan un anno fa, i talebani hanno attaccato i diritti umani, perseguitando le minoranze, reprimendo violentemente le proteste pacifiche, calpestando i diritti delle donne e usando esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate per diffondere la paura.
I talebani hanno incontrovertibilmente fallito nel mantenere le promesse di perseguire una forma di governo inclusiva e tollerante, che rispettasse i diritti della popolazione. Le afgane e gli afgani che hanno deciso di rimanere nel paese per provare a dare loro una possibilità, oggi sono profondamente delusi. I talebani hanno cancellato i diritti e le tutele concesse alla popolazione con la costituzione del 2004, scegliendo invece di governare per decreto o con la forza. Detenzioni arbitrarie, sparizioni, esecuzioni extragiudiziali e punizioni collettive nei confronti delle minoranze sono segnalate quotidianamente, mentre le autorità de facto vigilano con una brutale repressione sulla libertà di espressione e di associazione.
Esecuzioni per vendetta, esecuzioni sommarie di presunti combattenti della resistenza e altri abusi commessi da quando i talebani hanno riconquistato il potere potrebbero costituire crimini di guerra.