AI Act: i legislatori Ue fermino l’esportazione di tecnologie che violano i diritti umani

5 Dicembre 2023

©jonathan Kitchen

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Amnesty International, in qualità di partner di una coalizione di organizzazioni della società civile guidata dall’European Digital Rights Network (Edri), ha esortato l’Unione europea ad adottare una regolamentazione sull’intelligenza artificiale volta a proteggere e promuovere i diritti umani, compresi quelli delle persone rifugiate e richiedenti asilo.

In risposta alla riluttanza da parte dei legislatori dell’Unione europea nel proibire l’esportazione di tecnologie dannose e che violano i diritti umani, associate all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito dell’AI Act, Mher Hakobyan, consulente per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale di Amnesty International, ha dichiarato:

“I legislatori europei discutono animatamente sul proibire o sul limitare severamente l’uso di determinate tecnologie di intelligenza artificiale all’interno dell’Unione europea, considerati gli inaccettabili rischi per i diritti umani, ma sembrano disposti a consentirne l’esportazione dall’Europa verso il resto del mondo“.

“Ciò sottolinea gli evidenti doppi standard attuati dai legislatori dell’Unione europea, che da un lato si fanno promotori globali di un’intelligenza artificiale sicura, affidabile ed etica, mentre dall’altra si rifiutano di impedire alle aziende dell’Unione europea di vendere in tutto il mondo sistemi che utilizzano l’intelligenza artificiale e che violano i diritti umani”, ha proseguito Hakoyban.

“È giunto il momento che l’Unione europea dimostri il suo reale impegno nella protezione dei diritti umani e impedisca l’uso di sistemi di riconoscimento facciale e emotivo, di controllo preventivo, di valutazione sociale e di altre tecnologie incompatibili con i diritti umani. Aziende con sede nei paesi dell’Unione europea sono state identificate come fornitrici di tecnologie che violano i diritti umani ai governi, i quali le impiegano per mirare e reprimere le comunità marginalizzate”, ha aggiunto Hakoyban.

“I sistemi di sorveglianza digitale, prodotti da aziende basate in Francia, Svizzera e Paesi Bassi, sono stati utilizzati nei programmi di controllo di massa in Cina, contro gli uiguri e ad altri gruppi etnici prevalentemente musulmani. Telecamere prodotte da un’azienda olandese sono state utilizzate anche dalla polizia nella Gerusalemme est occupata per mantenere il sistema di apartheid di Israele contro i palestinesi”, ha concluso Mher Hakobyan.