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“I servizi di sicurezza stanno chiudendo senza pietà qualsiasi spazio indipendente politico, sociale, culturale rimasto in attività. Queste misure, più estreme persino di quelle adottate nel repressivo trentennio della presidenza di Hosni Mubarak, hanno trasformato l’Egitto in una prigione a cielo aperto per chi critica le autorità”.
È quanto denuncia Najia Bounaim, direttrice delle campagne sull’Africa del Nord di Amnesty International.
La repressione della libertà d’espressione sotto la presidenza di Abdelfattah al-Sisi ha raggiunto picchi mai visti nella recente storia dell’Egitto.
Il parlamento ha recentemente adottato, senza consultare la società civile o le organizzazioni di giornalisti e con la scusa delle “misure anti-terrorismo”, una nuova legge che autorizza la censura di massa nei confronti di portali informativi indipendenti e delle pagine Internet di gruppi per i diritti umani. Dall’aprile 2017 le agenzie di sicurezza hanno bloccato almeno 504 siti web senza autorizzazione né supervisione giudiziaria.
Al crescente malcontento per la situazione economica e politica, il governo sta rispondendo con un giro di vite di una gravità senza precedenti.
Chiediamo l’immediata e incondizionata scarcerazione di tutte le persone imprigionate in Egitto per aver espresso pacificamente le loro opinioni.
“In Egitto al giorno d’oggi criticare il governo è più pericoloso che in ogni altro momento della recente storia del paese. Sotto la presidenza di al-Sisi chiunque esprima pacificamente le sue opinioni è trattato come un criminale”, prosegue Najia Bounaim.
Non ultimo il caso di Amal Fathy, arrestata l’11 maggio scorso e portata alla stazione di polizia di Maadi, al Cairo, insieme al marito – Mohamed Lotfy, ex ricercatore di Amnesty International.
L’unica colpa di Amal sembra quella di aver pubblicato due giorni prima del suo arresto (il 9 maggio) un video sulla sua pagina Facebook in cui ha condiviso la sua esperienza di molestie sessuali. Aiutaci a chiedere al presidente Abdel Fattah al-Sisi di scarcerarla immediatamente.
Chiediamo alle autorità egiziane di rilasciare tutte le persone che si trovano in carcere solo per aver espresso pacificamente le loro opinioni, di porre fine alla repressiva campagna di censura nei confronti dei media e di abolire le leggi che rafforzano la presa dello stato sulla libertà d’espressione.
Le continue e ingiustificate misure adottate dalle autorità egiziane per ridurre al silenzio le voci pacifiche hanno spinto centinaia di attivisti e di esponenti dell’opposizione a lasciare il paese, onde evitare di finire arbitrariamente in carcere. Ma tante altre persone continuano coraggiosamente a prendere la parola contro l’ingiustizia all’interno del paese.
“Nonostante l’attacco senza precedenti alla libertà d’espressione e il fatto che ormai la paura sia diventata una sensazione quotidiana, molti egiziani continuano a sfidare la repressione rischiando di perdere la libertà. Ecco perché Amnesty International mobiliterà i suoi sostenitori nel mondo affinché esprimano la loro solidarietà a tutti gli egiziani in carcere solo per aver espresso le loro opinioni: devono sapere che non sono soli!”, ha concluso Bounaim.