Albania: Violenza sulle donne

28 Marzo 2006

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Rapporto di Amnesty International sulla violenza contro le donne in Albania

CS35-2006: 30/03/2006

Mi picchiò, mi schiaffeggiò e poi prese in mano il cavo del telefono…’

Un giorno ha preso le manette e mi ha legato alla marmitta della sua automobile, poi ha messo in moto…

Mi picchiava così duramente che sono finita in un ospedale psichiatrico a causa della depressione…’

(Testimonianze di donne sopravvissute alla violenza domestica in Albania)

Il governo albanese deve rispettare i suoi obblighi e prendere immediate misure per proteggere la vita di migliaia di donne che subiscono violenza da parte dei loro mariti o partner.

È quanto chiede Amnesty International in un rapporto diffuso oggi, dal titolo ‘Albania, violenza contro le donne in famiglia’ in cui l’organizzazione per i diritti umani denuncia numerosi casi di donne prese a schiaffi, calci e pugni, minacciate con pistole e coltelli, stuprate e, in alcune circostanze, uccise. Talvolta le vittime non riescono a scampare alla violenza se non ricorrendovi a loro volta oppure suicidandosi. Molte continuano a subire violenza fisica e psicologica e controllo economico. Spesso questi comportamenti vengono giustificati facendo riferimento alla tradizione e alla ‘mentalità’ albanese.

Sollecitiamo il governo di Tirana a predisporre un piano d’azione che comprenda meccanismi di protezione per le donne che subiscono violenza e a incriminare e punire i responsabili, rendendo la violenza domestica un reato penale‘ – afferma Amnesty International.

Le donne albanesi sono portate a credere che a loro non spettino gli stessi diritti degli uomini e che la violenza domestica sia un elemento normale del matrimonio. Tutto questo le spinge a non chiedere aiuto alla polizia e a non avere fiducia nel sistema giudiziario. Quando una donna telefona alla polizia per denunciare un caso di violenza, trova spesso dall’altra parte della cornetta riluttanza a intervenire e a prendere misure adeguate.

Le autorità non vogliono riconoscere fino a che punto sia estesa la violenza contro le donne, poiché non esiste una legge che criminalizza tale fenomeno né sono disponibili statistiche. Quando un caso di violenza contro le donne giunge in tribunale, non viene riconosciuto e trattato con la gravità che merita.

Nel gennaio di quest’anno una coalizione di Organizzazioni non governative ha sottoposto al Parlamento una proposta di legge per prevenire la violenza in famiglia e proteggere le vittime. Se venisse approvata, questa legge risulterebbe decisiva per aiutare le donne a chiedere protezione.

Il governo deve intervenire. Deve rispettare i propri obblighi di diritto internazionale e attuare quanto previsto dalla nuova proposta di legge contro la violenza domestica‘ – sostiene Amnesty International. ‘Deve farlo attraverso una risposta coordinata che coinvolga da un lato il sistema giudiziario e le forze dell’ordine, dall’altro gli operatori sanitari e altre categorie professionali che possono collaborare a prevenire la violenza‘.

La violenza contro le donne in ambito domestico non dev’essere tollerata, scusata e accettata come parte della vita matrimoniale o mera ‘questione familiare’. Amnesty International ritiene che essa violi il diritto delle donne e delle ragazze all’integrità fisica e mentale, alla libertà e alla sicurezza della persona, alla libertà di espressione e al diritto di scelta nel matrimonio. La violenza può costituire tortura o maltrattamento e, in casi estremi, una violazione del diritto alla vita.

FINE DEL COMUNICATO                                                             Roma, 30 marzo 2006

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