Aleksei Navalny è un “prigioniero di coscienza”

8 Maggio 2021

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Il 7 maggio, dopo un’attenta valutazione, Amnesty International ha deciso di riassegnare lo status di “prigioniero di coscienza” ad Alexei Navalny, attualmente detenuto in Russia in gravi condizioni di salute.

A febbraio l’organizzazione per i diritti umani aveva deciso di cessare di definire Navalny “prigioniero di coscienza” a causa di dichiarazioni discriminatorie fatte nel 2007 e nel 2008 che avrebbero potuto costituire odio o incitamento all’odio.

Il governo russo e i suoi sostenitori avevano usato quella decisione, del tutto interna e che Amnesty International non aveva inteso rendere pubblica, per violare ulteriormente i diritti umani di Navalny: il massimo dell’ipocrisia da parte di un governo che non solo aveva cercato di avvelenare a morte Navalny ma che si era reso responsabile, negli ultimi due decenni, di torture, sparizioni forzate, massiccia repressione delle libertà politiche in Russia e crimini di guerra in Siria.

A seguito di questo sviluppo, Amnesty International ha intrapreso una revisione complessiva sull’uso del termine “prigioniero di coscienza”. Una prima decisione provvisoria è stata quella di non escludere una persona da tale status solo sulla base della sua condotta passata: le opinioni e i comportamenti possono cambiare e del resto uno degli obiettivi di Amnesty International è di incoraggiare le persone ad assumere una visione positiva sui diritti piuttosto che lasciar intendere che saranno per sempre intrappolate nei loro comportamenti passati.

Inoltre, definire una persona come “prigioniero di coscienza” non significa in alcun modo sostenere le sue idee. Amnesty International abbraccia opinioni che sono del tutto coerenti con la promozione e la protezione dei diritti umani. Alcune passate dichiarazioni di Navalny sono riprovevoli e non sono state condonate. Essendo un’organizzazione per i diritti umani, Amnesty International continuerà a combattere contro il razzismo e tutte le forme di discriminazione.

Ciò significa che, nel definire Navalny “prigioniero di coscienza”, Amnesty International non sostiene il suo programma politico ma sottolinea l’urgente bisogno che le autorità russe rispettino i suoi diritti, come quello a ricevere cure mediche indipendenti.

Navalny non è stato imprigionato per un reato riconosciuto a livello internazionale ma per aver chiesto il diritto all’uguale partecipazione alla vita pubblica per sé e per i suoi sostenitori e per aver chiesto un governo libero dalla corruzione. Questi sono atti della coscienza e devono essere riconosciuti come tali.

Il presidente russo Putin e il suo governo stanno limitando le libertà politiche e reprimendo brutalmente chiunque chieda giustizia. Sono loro che hanno volutamente deciso di agire senza alcuna traccia di coscienza.

Amnesty International aveva assunto una decisione errata che ha messo in dubbio le intenzioni dell’organizzazione in un momento cruciale. Pertanto, ha chiesto scusa per gli effetti negativi che quella decisione ha avuto su Navalny e sugli attivisti e le attiviste che in Russia come nel mondo stanno lottando per la sua libertà.

È fermo impegno di Amnesty International lottare contro l’ingiustizia e l’oppressione ovunque abbiano luogo.

Lo stato russo sta condannando Navalny a una morte lenta. Questo obiettivo dev’essere immediatamente fermato.

Amnesty International continua a chiedere a tutti di unirsi alla sua campagna per l’immediata e incondizionata scarcerazione di Navalny e perché egli abbia immediato accesso a cure mediche indipendenti.