Algeria: cinque anni di proteste Hirak e di repressione

22 Febbraio 2024

Foto di Titouhwayne - CC BY-SA 4.0 DEED

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Nel febbraio 2019 l’Algeria fu attraversata da proteste di massa, promosse da “Hirak” (Movimento) contro l’allora presidente Abdelaziz Bouteflika e per sostenere la necessità di riforme politiche e di maggiore libertà.

Dopo la pausa del 2020 a causa della pandemia, le proteste sono riprese ma la repressione ha iniziato a colpire duro.

A partire dal maggio 2021, le autorità hanno preteso una notifica preventiva di ogni manifestazione, spesso negando l’autorizzazione, e hanno attuato un giro di vite nei confronti del dissenso. Sono state arrestate decine e decine di persone, tra le quali giornalisti, difensori dei diritti umani, whistleblowers, sindacalisti e attivisti online.

Nel settembre 2023, Amnesty International ha lanciato una campagna per chiedere la scarcerazione di questi detenuti.

Slimane Bouhafs, un attivista di etnia amazigh arrestato nel settembre 2021, sta scontando una condanna a tre anni di carcere per “minaccia all’integrità del territorio nazionale”.

Mohamed Tadjadit, noto come “Il poeta di Hirak”, finito in carcere già nel 2019 e nel 2022 per aver preso parte alle proteste pacifiche, è stato nuovamente arrestato nel gennaio di quest’anno.

Lo scorso ottobre la Corte suprema ha respinto l’appello del giornalista indipendente Ihsane El Kadi, confermando la sua condanna a sette anni di carcere per accuse relative alla sua attività professionale.

In più d’una occasione, il presidente dell’Algeria ha emesso provvedimenti di grazia o clemenza in favore di migliaia di prigionieri e di detenuti in attesa di giudizio, tra i quali, come riferito dai mezzi d’informazione, circa 160 esponenti di “Hirak” nel febbraio 2021 e nell’aprile 2022. Secondo il Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti, altri 107 esponenti di “Hirak” sono tornati in libertà dal gennaio 2023.