Amnesty International al Bangladesh: rinviare i rohingya in Myanmar tanto illegale quanto prematuro

16 Gennaio 2018

© Andrew Stanbridge / Amnesty International

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A seguito dell’annuncio del ministero degli Esteri del Bangladesh sull’intenzione di rimpatriare tutti i rifugiati rohingya entro due anni, James Gomez, Direttore regionale di Amnesty International per l’Asia sudorientale e il Pacifico, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Col ricordo ancora fresco degli stupri, delle uccisioni e delle torture nella mente dei rifugiati rohingya, pianificare il loro rientro in Myanmar suona prematuro in maniera allarmante. L’annuncio odierno è stato fatto senza consultare i rohingya e non contiene alcuna rassicurazione che le persone potranno rientrare di loro volontà”.

“L’ultima campagna di violenza contro i rohingya è stata preceduta da anni di profonda discriminazione per la maggior parte dei 650.000 rifugiati che hanno lasciato Myanmar lo scorso anno. Essere rimpatriati in un arco di tempo così breve sarebbe una prospettiva terrificante. Non c’è alcuna ragione, date le politiche di diniego dei diritti umani attuate contro i rohingya, di sperare che al loro ritorno sarebbero protetti o che non sussisterebbero le ragioni per una nuova fuga”.

“I rohingya hanno il pieno diritto di tornare e risiedere in Myanmar ma non dev’esserci fretta nel farli rientrare in un sistema di apartheid. Ogni ritorno forzato costituirebbe una violazione del diritto internazionale”.

“I rifugiati rohingya hanno diritto a continuare a chiedere asilo in Bangladesh e il governo dovrebbe esplorare tutte le opzioni possibili per garantire loro una costante protezione internazionale. Non sarà possibile alcun ritorno in condizioni di sicurezza e dignità se in Myanmar non avverranno cambiamenti fondamentali, tra cui l’assunzione di responsabilità per i crimini contro l’umanità e la fine del sistema di apartheid”.

Myanmar e Bangladesh hanno stabilito che i rimpatri inizieranno il 23 gennaio 2018.

FINE DEL COMUNICATO

Roma, 16 gennaio 2018

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