Amnesty International da Lampedusa: ‘L’Unione europea pensi a salvare i migranti’

18 Luglio 2012

Tempo di lettura stimato: 5'

I migranti muoiono alle porte dell’Europa. Amnesty International da Lampedusa: ‘L’Unione europea pensi a salvare i migranti’

 

Venerdì 20 luglio, attiviste e attivisti di Amnesty International provenienti da 20 paesi europei oltre che da Australia, Israele, Marocco e Tunisia insieme ad abitanti dell’isola, hanno formato in acqua la gigantesca scritta ‘SOS’ rivolta all’Europa e all’Italia perché modifichino le politiche europee in tema d’immigrazione.

 

http://youtu.be/DvS39K24l5A

 

Da Lampedusa, un video messaggio in 24 lingue per il ministro degli Interni Annamaria Cancellieri ‘Le vite vanno salvate e non respinte verso la tortura!’

 

http://youtu.be/eglZn_Q_k-0

Con una grande mobilitazione sull’isola di Lampedusa, domani Amnesty International chiederà all’Unione europea di concentrarsi sul salvataggio e sull’assistenza delle persone che arrivano in condizioni disperate sulle sue coste, anziché rafforzare costantemente le sue frontiere nel tentativo di tenerle alla larga.

L’organizzazione per i diritti umani, che ha ultimamente rivolto dure critiche all’Italia per aver ripristinato gli accordi con la Libia sul controllo dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, sta sollecitando l’Unione europea a chiedere agli stati membri di non violare i loro obblighi di diritto internazionale.

‘Nel 2011 il governo italiano provocò la crisi di Lampedusa, bloccando i trasferimenti verso la terraferma. L’Europa lasciò Lampedusa completamente da sola nel suo grande sforzo di aiutare le persone arrivate sull’isola. Fu da un lato un’autentica crisi per Lampedusa, dall’altro una sfida di minime proporzioni per l’Europa’ – ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell’ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee.

‘Nonostante accolgano solo un’esigua parte dei rifugiati del mondo, gli stati dell’Unione europea stanno voltando le spalle a questa immensa sofferenza umana, preferendo spendere miliardi per impedire alle persone di raggiungere il continente. Le persone muoiono alle porte di casa nostra. Non sarebbe meglio aiutarle anziché continuare a tirare fuori soldi per ricacciarle indietro?’ – ha proseguito Beger.

Domani, attiviste e attivisti di Amnesty International provenienti da 20 paesi europei oltre che da Australia, Israele, Marocco e Tunisia e che questa settimana stanno partecipando al campo sui diritti umani a Lampedusa, scenderanno in spiaggia e formeranno in acqua, insieme ad abitanti dell’isola, la gigantesca scritta ‘SOS’, rivolta all’Europa e all’Italia. Rappresenteranno la sofferenza delle persone che arrivano su imbarcazioni sovraffollate e la necessità impellente di modificare le politiche europee in tema d’immigrazione. La mobilitazione di Amnesty International renderà anche un tributo agli eroici sforzi fatti dalla popolazione lampedusana all’inizio del 2011.

La scorsa settimana, 54 persone sono morte di sete mentre la loro imbarcazione era in avaria nel Mediterraneo. Nel 2011 circa 1500 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, nonostante quel tratto di mare fosse sorvegliato, in un modo senza precedenti, dal mare e dal cielo, durante l’intervento della Nato in Libia.

‘Nonostante avesse promesso trasparenza, ad aprile l’Italia ha firmato un altro vergognoso accordo con la Libia, in continuità con le politiche del precedente governo. In Libia si continua a torturare e i migranti e i rifugiati vengono perseguitati’ – ha concluso Beger.

Ulteriori informazioni

Fotografie e materiale filmato della mobilitazione di Lampedusa saranno a disposizione a partire dalle 14 di venerdì 20 luglio.

 

FINE DEL COMUNICATO                                                               Roma, 19 luglio 2012

Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348-6974361, e-mail press@amnesty.it

Firma l’appello per chiedere all’Italia di rinunciare agli accordi con la Libia

Guarda le immagini della mobilitazione

Leggi i post sul blog della campagna ‘When you don’t exist’