Amnesty International: eventuale missione Onu in Siria monitori e riferisca sulle violazioni dei diritti umani

15 Marzo 2012

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All’indomani dell’approvazione, mediante dichiarazione del presidente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, del ‘piano in sei punti’ proposto da Kofi Annan sulla Siria, Amnesty International ha sollecitato lo stesso Annan, il Consiglio di sicurezza e la Lega araba a includere nel mandato di un’eventuale missione Onu nel paese il compito di indagare e riferire sulle violazioni dei diritti umani, crimini contro l’umanità inclusi.

‘È fondamentale, per Amnesty International, che di un’eventuale missione facciano parte osservatori sui diritti umani, in grado di riferire e documentare i crimini che accadono sul campo’ – ha dichiarato da New York José Luis Díaz, rappresentante di Amnesty International presso le Nazioni Unite. ‘Il governo siriano continua a impedire l’ingresso degli osservatori sui diritti umani delle organizzazioni internazionali e della Commissione d’inchiesta del Consiglio Onu dei diritti umani. Per questo, la missione Onu diventa ancora più importante’.

La Commissione d’inchiesta del Consiglio Onu dei diritti umani, il cui mandato verrà esteso oggi, ha confermato le conclusioni delle ricerche di Amnesty International, secondo cui in Siria stanno avendo luogo crimini contro l’umanità. La raccolta di documentazione da parte di osservatori sarebbe pertanto essenziale, al fine di avviare procedimenti nei confronti dei responsabili, sia da parte della Corte penale internazionale che da parte di tribunali nazionali, sulla base del principio della giurisdizione universale, attraverso processi equi e senza il ricorso alla pena di morte.

Riguardo al ‘piano Annan’, Amnesty International ha constatato che molti degli impegni contenuti nei ‘sei punti’ erano stati già assunti dal governo siriano nei confronti della Lega Araba, alla fine del 2011, senza mantenerli, come verificato dagli osservatori della stessa organizzazione.

La proposta di Annan prevede che le autorità siriane ‘intensifichino la velocità e il numero dei rilasci delle persone detenute arbitrariamente’, ma non indica chi dovrebbe verificare che ciò accada.

In precedenza, questo compito era stato affidato alla missione della Lega araba, che aveva accertato il rilascio di due terzi dei 7604 detenuti di cui le autorità siriane avevano annunciato la scarcerazione.

Tuttavia, secondo informazioni attendibili, altri detenuti erano stati nascosti agli osservatori e migliaia di altri erano rimasti in carcere. Difensori dei diritti umani siriani hanno i nomi di oltre 18.000 persone attualmente in carcere e stimano che questa cifra rappresenti meno della metà del totale dei prigionieri.

Il ‘piano in sei punti’ prevede inoltre che il governo ‘cessi immediatamente l’avanzata delle truppe e l’uso di armi pesanti nei centri abitati e inizi il ritiro dai centri abitati e dai loro dintorni’.

La Lega araba aveva tentato di verificare il ritiro di ‘tutti gli elementi armati’ dalle città e dai quartieri residenziali. Secondo resoconti credibili, mezzi da combattimento erano tuttavia rimasti nelle zone abitate, nascosti nei cortili o ridipinti di bianco per camuffarne l’aspetto.

‘Se questi sei punti venissero onorati in buona fede dal governo di Damasco, si tratterebbe di un passo avanti importante per migliorare i diritti umani dei siriani. Ma il principale obiettivo del governo, da quando un anno fa è iniziata la rivolta, è stato quello di stroncare l’opposizione quasi a ogni costo, in termini di vite umane e dignità. Questo piano necessita di un fondamentale cambio d’approccio’.

Amnesty International ha ricevuto i nomi di oltre 7200 persone uccise nel corso delle proteste e della rivolta.

FINE DEL COMUNICATO                                                                              Roma, 23 marzo 2012

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