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L’Italia deve introdurre senza ulteriori ritardi una legge per contrastare i crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Lo ha dichiarato oggi Amnesty International, nel contesto del dibattito in corso in Parlamento sul disegno di legge sui crimini omofobici e transfobici.
La legge italiana considera reato la violenza fisica per motivi di razza, etnia o religione della vittima. Il codice penale inoltre prevede che quando un reato sia commesso sulla base della razza, dell’etnia o della religione della vittima, questo elemento debba essere considerato come una circostanza aggravante.
Tuttavia, queste due norme non si applicano ai reati motivati dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della vittima.
Reati di questo tipo non sono rari in Italia: le organizzazioni per la difesa dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) ne denunciano centinaia ogni anno. La maggior parte di essi non viene adeguatamente indagata e finisce per rimanere impunita, sebbene si tratti di gravi manifestazioni di discriminazione. L’assenza di leggi adeguate ostacola la polizia e le autorità inquirenti nello smascherare i motivi di odio omofobico e transfobico degli autori dei reati.
Nel marzo 2013 Amnesty International ha parlato con Michelle, una giovane transgender aggredita nel febbraio 2012 in un pub di Catania, a causa della sua identità di genere: ‘Mi hanno aggredito per ciò che sono, perché ho un volto un po’ mascolino e perché hanno capito dalla mia voce che sono una transgender‘ – ha raccontato.
Il presunto autore di quest’aggressione potrà essere incriminato e condannato per aver causato danni fisici. Tuttavia, lo specifico motivo discriminatorio della sua azione non sarà esplicitamente preso in considerazione nel procedimento giudiziario e nella sentenza. Se Michelle fosse stata aggredita a causa della sua origine etnica, per esempio, questo motivo avrebbe potuto essere preso in esame nel procedimento legale e avrebbe avuto un riflesso nella sentenza.
Il Parlamento italiano ha la possibilità di dare giustizia a Michelle e a tutte le persone che si trovano nella medesima situazione e che hanno atteso fin troppo tempo senza un’esplicita e adeguata protezione. Per cogliere in pieno questa possibilità, è fondamentale che la nuova legge colmi tutti gli attuali vuoti, tanto sul crimine specifico quanto sulla circostanza aggravante.
Pertanto, Amnesty International sollecita il Parlamento italiano ad adottare una legge che modifichi l’art. 1 del Decreto legge 122/1993, includendo l’orientamento sessuale e l’identità di genere nell’elenco dei motivi discriminatori associativi ai reati specifici descritti nell’articolo. L’organizzazione per i diritti umani sollecita il Parlamento a modificare l’articolo del decreto relativo alle circostanze aggravanti, aggiungendovi l’orientamento sessuale e l’identità di genere.
Amnesty International ricorda che ‘Combattere l’omofobia e la transfobia e garantire i diritti delle persone Lgbti’ è uno dei 10 punti dell’Agenda per i diritti umani in Italia, presentata dall’organizzazione alla vigilia delle elezioni parlamentari del 2013. Quel punto, insieme ad altri, è stato sottoscritto dai leader dei principali partiti politici tra cui Silvio Berlusconi (Popolo della Libertà) e Pierluigi Bersani (Partito Democratico). Mario Monti (Scelta Civica), pur non sottoscrivendolo, ha dichiarato espressamente il suo impegno a combattere l’omofobia e ogni altra forma di discriminazione.
L’Agenda di Amnesty International in 10 punti per i diritti umani in Italia è stata sottoscritta da oltre 100 candidati, poi eletti in Parlamento, appartenenti a vari partiti politici, tra cui il Movimento 5 Stelle e Sinistra, Ecologia e Libertà.
È ora il momento che il Parlamento onori e trasformi questo impegno in azione riconoscendo i crimini d’odio basati su omofobia e transfobia e legiferando al riguardo.