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Mentre il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo (il parlamento cinese) si avvia ad approvare la legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong, Amnesty International ha ammonito che questo provvedimento rischierà di favorire arresti arbitrari e processi irregolari se non sarà controbilanciato da misure per garantire la protezione dei diritti umani.
Il voto è previsto durante la sessione che si apre oggi, 28 giugno, per terminare martedì 30.
Anche se non sono noti tutti i dettagli della legge, ciò che si sa è che alle singole persone, alle organizzazioni e alle istituzioni di Hong Kong sarà vietato “prendere parte ad attività che minacciano la sicurezza nazionale“.
Saranno puniti anche i reati di separatismo, sovversione, terrorismo e “collusione con poteri stranieri per minacciare la sicurezza nazionale“, descritti con la stessa identica genericità e vaghezza della Legge sulla sicurezza nazionale adottata per la Cina nel 2015.
La legge prevede anche la costituzione di un’agenzia per la sicurezza nazionale nella città di Hong Kong, dove già le autorità locali hanno usato le leggi vigenti per violare i diritti umani dei loro cittadini.
Nel resto della Cina organismi di questo genere sorvegliano, minacciano, intimidiscono e pongono in detenzione segreta difensori dei diritti umani e dissidenti, ricorrendo spesso a maltrattamenti e torture.
In assenza di una garanzia scritta e specifica che quest’agenzia e i loro funzionari saranno vincolati al rispetto e alla protezione dei diritti umani, sarà difficile se non impossibile accertarne le responsabilità nelle violazioni.
La legge all’esame del Comitato permanente prevede la possibilità che le autorità cinesi effettuino sul territorio di Hong arresti di persone ritenute sospette, “esercitando la propria giurisdizione” – si legge nella bozza – “in circostanze particolari”, peraltro non meglio specificate.
Questo dettaglio potrebbe far rientrare dalla finestra il tema dell’estradizione, la cui proposta di legge venne ritirata dalla governatrice Lam nel corso del 2019 a seguito di proteste di massa.
Un altro aspetto che desta grande preoccupazione è la previsione che le autorità di governo di Hong Kong collaborino alla selezione dei giudici che dovranno occuparsi dei casi relativi alla sicurezza nazionale, con buona pace dell’indipendenza del potere giudiziario.
Le autorità di Hong Kong e di Pechino sostengono che occorrano nuove e urgenti norme per contrastare la minaccia del “terrorismo” e della violenza nella città. Un pretesto privo di fondamento, dato che le manifestazioni del 2019 e quelle, seppur con minore partecipazione per via della pandemia da Covid-19, del 2020 sono state largamente pacifiche.
Cosa succederà una volta che il Comitato permanente avrà approvato la legge?
Dopo la firma da parte del presidente cinese Xi Jinping, il testo verrà “promulgato” dalle autorità di Hong Kong senza passare per il Consiglio legislativo (il parlamento locale) e sarà aggiunto all’Allegato III della Legge fondamentale, ossia la mini-costituzione di Hong Kong.