Amnesty International: omofobia ancora tollerata dai governi

15 Maggio 2014

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In occasione del 17 maggio, Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, Amnesty International ha ricordato come i governi non stiano rispettando l’obbligo di proteggere i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti).

Alla vigilia della stagione dei Pride, i governi devono adempiere alla loro responsabilità di consentire che le persone possano esprimere se stesse e siano protette dalla violenza omofobica‘ – ha dichiarato Michael Bochenek di Amnesty International. ‘I recenti Pride sono stati caratterizzati da divieti e attacchi violenti. Non può più andare avanti in questo modo. La discriminazione e le limitazioni ai diritti alla libertà di manifestazione e di espressione segnano ogni giorno la vita delle persone Lgbti‘.

In diversi paesi vi è un’evidente mancanza di volontà di contrastare l’omofobia e la transfobia, che in alcuni casi vengono persino incentivate da leggi e regolamenti che minano il diritto delle persone Lgbti di esprimere se stesse. Queste subiscono aggressioni violente durante i Pride come nella vita quotidiana e troppo spesso questi attacchi non vengono indagati in modo tempestivo e approfondito.

L’assenza di indagini e di leggi contro i crimini d’odio motivati da omofobia e transfobia è un affronto alle persone Lgbti. Ancora più grave è che in molti paesi loro stesse sono vittime della violenza di stato o vengono incriminate‘ – ha commentato Bochenek. ‘Ogni persona deve poter esercitare i suoi diritti umani senza discriminazione, inclusa quella basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere‘.

Quest’anno, l’attenzione di Amnesty International si concentra su sei paesi.

  • In Camerun la violenza, gli arresti arbitrari e le condanne per il presunto o reale orientamento sessuale sono all’ordine del giorno. Il codice penale prevede fino a cinque anni di carcere per gli atti sessuali tra persone del medesimo sesso.
  • Ad Haiti, l’ostilità nei confronti delle persone Lgbti è aumentata all’indomani del terremoto del 12 gennaio 2010, a causa della propaganda di alcuni gruppi religiosi umanitari che, nel portare aiuti alla popolazione, sostenevano che la causa del terremoto fosse stata l’omosessualità. Nel novembre 2013 uomini armati di machete e pistole hanno picchiato due esponenti di un’organizzazione Lgbti nel loro ufficio della capitale Port-au-Prince.
  • In Russia, gli eventi pubblici a tema Lgbti sono vietati dal 2013. Diversi raduni pacifici sono stati sciolti ai sensi della nuova legislazione. La polizia non protegge mai le persone Lgbti dagli attacchi violenti.
  • In Serbia, un Pride in programma il 31 maggio rischia di essere vietato all’ultimo minuto. Dal 2011, le autorità hanno proibito lo svolgimento dei Pride sulla base delle minacce dei gruppi omofobi. L’ultimo Pride, nel 2010, era stato contestato da oltre 6500 contromanifestanti.
  • Il 23 febbraio 2014 il presidente dell’Uganda ha firmato la legge antiomosessualità che prevede l’ergastolo per relazioni tra persone dello stesso sesso e la richiesta d’estradizione di omosessuali ugandesi residenti all’estero. Attacchi violenti, arresti arbitrari, maltrattamenti e torture nei confronti delle persone Lgbti si verificano con frequenza allarmante.
  • In Ucraina, dove il primo Kiev Pride si è svolto nel 2013 in una località isolata lontana dal centro della capitale, di fronte a contromanifestanti violenti, gli organizzatori del Pride 2014 in programma a luglio sono stati minacciati di azioni violente. Il governo rifiuta di adottare provvedimenti per contrastare la discriminazione nei confronti delle persone Lgbti.

Dagli anni Settanta, i Pride sono diventati, per le persone Lgbti, uno strumento determinante per mobilitare l’opinione pubblica contro l’omofobia e la transfobia, prendere posizione contro la discriminazione, creare dialogo e ribadire alle autorità che esse hanno la responsabilità di assicurare i diritti di tutte le persone. ‘Troppo spesso le autorità cercano di ignorare che hanno la responsabilità di garantire i diritti delle persone Lgbti a svolgere eventi pubblici, a essere visibili, a essere integrate nella società. Al momento, in ogni parte del mondo, fervono i preparativi per i Pride, è giunto, l’ora che i governi garantiscano questi diritti fondamentali‘ – ha dichiarato Bochenek.

Anche in Italia i diritti delle persone Lgbti sono spesso ad alto rischio di violazione. La legge penale italiana antidiscriminazione prevede pene aggravate per crimini di odio basati su etnia, razza, nazionalità, lingua o religione, ma non tratta allo stesso modo quelli motivati da finalità di discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere. Le autorità italiane hanno la responsabilità di riconoscere, proteggere e garantire la realizzazione dei diritti umani delle persone Lgbti, per questo Amnesty International Italia e numerose associazioni Lgbti nazionali chiedono attraverso una lettera indirizzata al presidente del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato di colmare le lacune giuridiche che caratterizzano il nostro paese, prime tra tutte l’assenza di una legge contro l’omofobia e la transfobia e una normativa che riconosca le unioni civili. Alla lettera saranno allegate foto raccolte nell’ambito di una foto-petizione nazionale.

La foto petizione

Per far sentire le richieste che da tempo Amnesty International rivolge alle istituzioni italiane, è stata lanciata una foto petizione: le foto raccolte saranno consegnate alle autorità italiane il 19 maggio, allegandole alla lettera delle associazioni a loro rivolta.

Scrivi sul palmo della mano ‘STOP ALL’OMOFOBIA’ e scatta una foto a volto coperto (come nella foto in alto). 

Inviala a fotopetizione@amnesty.it o postala su Instragram con l’hashtag #BASTAOMOFOBIA, entro il 17 maggio.

Per qualsiasi dubbio, informazione o per eventuali problemi di invio delle foto, scrivere a fotopetizione@amnesty.it

Venerdì 16 maggio, Amnesty International sarà presente alla serata della Muccassassina, presso la discoteca Qube, in via di Portonaccio 212, Roma – ore 24.00.
Partecipa con Amnesty!

FINE DEL COMUNICATO                     Roma, 16 maggio 2014

Per interviste: Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it