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Amnesty International: per l’Arabia Saudita femminismo, omosessualità e ateismo sono “idee estremiste”
Amnesty International ha condannato il comunicato ufficiale diramato dal Dipartimento saudita per la lotta all’estremismo che, con l’ausilio di un video “promozionale”, ha definito il femminismo, l’omosessualità e l’ateismo “idee estremiste” punibili col carcere o con le frustate.
“Si tratta di un annuncio oltraggioso, in totale contrasto con la finta immagine riformista che il principe della Corona Mohamed bin Salman continua a mostrare a livello internazionale“, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
“Il femminismo, l’ateismo e l’omosessualità non sono reati. Questo annuncio è estremamente pericoloso e ha gravi implicazioni per i diritti alla libertà d’espressione e alla vita oltre che per la libertà e la sicurezza personali. Dietro i proclami sul progresso fatti da Mohamed bin Salman, si nasconde il volto intollerante del regno saudita che criminalizza l’identità delle persone così come le idee e le opinioni riformiste e progressiste“, ha proseguito Morayef.
“Ad allarmare è anche il silenzio internazionale di fronte alla detenzione di decine di dissidenti pacifici. Gli alleati chiave dell’Arabia Saudita – come gli Usa, il Regno Unito e l’Unione europea – devono fare pressione sulle autorità di Riad sottolineando l’urgente bisogno di proteggere la libertà d’espressione nel paese, a partire dal rilascio dei difensori dei diritti umani e di chiunque altro si trovi in carcere solo per l’espressione pacifica delle sue idee“, ha concluso Morayef.
Ulteriori informazioni
L’ateismo è già un reato punibile con la pena capitale; quanto all’omosessualità, nel codice penale non è menzionata ma è probita dalla shari’a, la fonte islamica del diritto saudita.
Le recenti riforme del sistema del guardiano maschile e di altre norme discriminanti nei confronti delle donne, come l’abolizione del divieto di guida, sono state il risultato dell’incessante azione delle femministe e delle attiviste le cui voci sono ora zittite all’interno delle prigioni o continuano a essere altrimenti perseguitate.
Dal maggio 2018 sono in carcere 13 di loro, tra cui Loujain al-Hathloul, Samar Badawi e Naseema al-Sada. Altre 14 persone (scrittori, arrivisti e familiari delle donne in carcere) sono state arrestate nell’aprile di quest’anno.