Amnesty International sollecita il tribunale penale internazionale a prendere in esame la “guerra alla droga” del presidente delle Filippine

4 Dicembre 2017

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Amnesty International ha chiesto al Tribunale penale internazionale di aprire urgentemente un’indagine preliminare sui crimini contro l’umanità, comprese le uccisioni di decine di minorenni, commessi durante la sanguinosa “guerra alla droga” del presidente filippino Rodrigo Duterte.

Da quando, nel giugno 2016, Duterte ha assunto la presidenza del paese, migliaia di persone sono state uccise dalle forze di polizia ma non un solo agente è stato chiamato a rispondere di tali crimini.

“Ora i meccanismi della giustizia internazionale devono attivarsi per porre fine alla carneficina in corso sulle strade delle Filippine e portare i responsabili a processo. Il sistema giudiziario e le forze di polizia del paese, sia per incapacità che per mancanza di volontà, non sono in grado di chiamare gli autori delle uccisioni della ‘guerra alla droga’ a risponderne”, ha dichiarato James Gomez, direttore di Amnesty International per l’Asia sudorientale e il Pacifico.

“Il Tribunale penale internazionale deve aprire un’indagine preliminare e ad ampio raggio: le responsabilità non ricadono solo su chi preme il grilletto ma anche su chi ordina o incoraggia uccisioni e altri crimini contro l’umanità”, ha aggiunto Gomez.

“Il presidente Duterte e altri rappresentanti di primi piano del governo hanno apertamente invocato le uccisioni e questo, secondo il diritto internazionale, equivale a una responsabilità penale”, ha sottolineato Gomez.

Crimini contro i minorenni

Dal giugno 2016 i minorenni uccisi nel corso della “guerra alla droga” sono almeno 60.

Secondo le testimonianze dei familiari, molti di loro sono stati uccisi a sangue freddo con colpi esplosi da breve distanza mentre erano in ginocchio a supplicare di risparmiargli la vita.

“Mi hanno puntato una pistola alla testa e mi hanno detto di andarmene. Ho sentito delle urla, poi una serie di tre colpi e dopo un’altra serie sempre di tre colpi”, ha raccontato O., la fidanzata di un ragazzo di 17 anni, svegliato e ucciso nel cuor della notte.

Un team di ricercatori di Amnesty International ha visitato i centri di detenzione per minorenni nella capitale Manila, riscontrando sovraffollamento e mancanza d’igiene. Alcuni di loro hanno raccontato di essere stati picchiati e torturati dagli agenti di polizia al momento dell’arresto e che sono stati costretti a essere fotografati con della droga in loro possesso.

Ad agosto, l’uccisione del 17enne Kian delos Santos ha provocato uno scandalo nazionale. La polizia ha dichiarato di aver ucciso il ragazzo per autodifesa ma le immagini a circuito chiuso e alcune testimonianze hanno rivelato che agenti in borghese avevano trascinato il ragazzo dopo averlo arrestato in strada, privo di armi, e l’avevano ucciso in un vicolo.

Oltre 12 agenti sono stati posti sotto inchiesta ma ancora nessuno di loro è stato chiamato a rispondere.

Il Tribunale penale internazionale ha recentemente fatto sapere che indagherà e porrà speciale attenzione sui crimini contro i minori.

“Dal 2016 la polizia delle Filippine ha ucciso decine di minorenni. Altri sono stati torturati e chiusi in celle in condizioni terribili. Famiglie intere sono state divise”, ha sottolineato Gomez.

“L’uccisione di Kian delos Santos ha giustamente suscitato indignazione. Le clamorose bugie con cui gli agenti di polizia hanno cercato di nascondere il loro ruolo in questo omicidio a sangue freddo di un minorenne dimostrano che la polizia non può credibilmente indagare su sé stessa”, ha aggiunto Gomez.

Nel gennaio 2017 Amnesty International aveva suggerito che, se le autorità filippine non avessero preso misure decisive per fermare le uccisioni della “guerra alla droga”, il Tribunale penale internazionale avrebbe dovuto aprire un’indagine preliminare.

In quell’occasione, Amnesty International aveva chiesto l’immediata fine delle esecuzioni extragiudiziali e del loro incoraggiamento da parte di alti funzionari del governo, compreso lo stesso presidente. L’organizzazione per i diritti umani aveva anche chiesto l’apertura di un’inchiesta efficace e imparziale su tutti i casi sospetti di uccisione illegale.

Le autorità filippine hanno completamente evitato di rispondere a queste richieste.

“Quanti altri corpi crivellati di colpi dovranno essere trovati ai margini delle strade prima che la comunità internazionale deciderà di agire?”, ha chiesto Gomez.

“Il Tribunale penale internazionale deve agire subito. Riteniamo che la ‘guerra alla droga’ corrisponda alla definizione di crimine contro l’umanità dello Statuto di Roma e che occorrano pressioni internazionali per convincere le autorità filippine a cambiare le cose”, ha concluso Gomez.

FINE DEL COMUNICATO

Roma, 4 dicembre 2017

Il capitolo Filippine tratto dal Rapporto 2016-2017 di Amnesty International è online all’indirizzo:

https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-annuale-2016-2017/asia-e-pacifico/filippine/

Per interviste:

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