Annullare le scandalose condanne di due attiviste per i diritti umani in Iran

11 Gennaio 2011

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Amnesty International ha chiesto alle autorità iraniane di prosciogliere da ogni accusa due protagoniste delle campagne in difesa dei diritti umani, recentemente condannate a dure pene detentive.

Nasrin Sotoudeh, avvocatessa per i diritti umani, è stata condannata a 11 anni di carcere per ‘atti contro la sicurezza nazionale’, ‘propaganda contro il regime’ e per la sua appartenenza al Centro per i difensori dei diritti umani. Come pena aggiuntiva, le è stato precluso di esercitare la professione legale e di lasciare l’Iran per 20 anni.

Dal suo arresto, avvenuto lo scorso settembre, fino alla fine del processo due mesi dopo, Nasrin Sotoudeh è rimasta per gran parte del tempo in isolamento nel famigerato carcere di Evin, a Teheran. Il suo avvocato intende presentare appello contro la sentenza.

Shiva Nazar Ahari, giornalista appartenente al Comitato reporter per i diritti umani, messo al bando dal governo iraniano, si è vista confermare in appello la condanna a quattro anni di carcere per ‘atti contro la sicurezza nazionale’ e ulteriori capi d’accusa. Rischia anche di subire decine di frustate, poiché non è chiaro se questa parte della sentenza di primo grado, poi commutata in una multa, sia stata ripristinata in appello. Arrestata nel giugno 2009, era stata rilasciata su cauzione nel settembre 2010.

Le due donne, per le quali Amnesty International si batte sin dal giorno del loro arresto, sono state condannate a causa della loro coraggiosa difesa di quei diritti umani e di quei valori che il governo iraniano è tenuto a rispettare dai trattati internazionali che ha sottoscritto. Che difendere i diritti umani sia considerato una minaccia alla sicurezza nazionale o un fatto di propaganda è davvero triste.

Le sentenze emesse nei loro confronti fanno parte di un giro di vite, ancora in corso, nei confronti di avvocati e attivisti per i diritti umani in Iran. Il 30 ottobre scorso, l’avvocato Mohammad Seifzadeh è stato condannato a nove anni di carcere con la preclusione di esercitare la professione di avvocato per 10 anni.

Condanne del genere vengono emesse al termine di processi irregolari, in cui gli imputati non hanno accesso a difensori di loro scelta e vengono giudicati sulla base di accuse vaghe e mal formulate da giudici e tribunali privi d’indipendenza.