In questo momento, migliaia di persone stanno rischiando tutto in Colombia per chiedere chiarezza al governo su quanto è stato fatto per contrastare la diffusione della pandemia da COVID-19. Tra i loro appelli all’uguaglianza ci sono le proteste anche contro la lenta attuazione dell’accordo di pace e l’uccisione di difensori dei diritti umani.
Le proteste sono iniziate il 28 aprile dopo che il presidente Iván Dunque aveva presentato una proposta di riforma del sistema di tassazione. Lo stesso presidente, il 1° maggio, aveva annunciato il dispiegamento dell’esercito e ammonito “coloro che, mediante violenza e atti di vandalismo e terrorismo, cercano di mettere paura alla società”. La risposta del governo è stata la militarizzazione e la repressione attraverso la sua “task force speciale”, chiamata ESMAD. Abbiamo ricevuto segnalazioni di detenzioni arbitrarie, torture, violenze sessuali esparizioni e di uso eccessivo della forza da parte della polizia e dei membri dell’ESMAD.
La polizia ha usato indiscriminatamente gas lacrimogeni, fucili e armi semiautomatiche sui manifestanti per disperderli, agendo contro gli standard internazionali. Dal 28 aprile decine di persone sono state uccise e ferite. Ogni giorno sempre più persone vengono punite per aver espresso la propria opinione in Colombia. Agisci ora e chiedi al presidente Ivan Duque di porre fine alla repressione dei partecipanti allo sciopero nazionale colombiano e di indagare su tutte le accuse di uso eccessivo e non necessario della forza contro i manifestanti.
Gli esperti in verifiche digitali di Amnesty International hanno convalidato e diffuso immagini sull’uso non necessario ed eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza incaricate di controllare lo svolgimento delle proteste: un modus operandi che, secondo l’organizzazione per i diritti umani, non è sporadico ma costante e che è causa di crimini di diritto internazionale. Secondo le organizzazioni della società civile colombiana, alla data del 3 maggio la Polizia nazionale aveva ucciso 37 persone e aveva eseguito 831 arresti arbitrari. Si registravano anche 142 casi di maltrattamento, 10 di violenza sessuale e 65 di sparizioni di manifestanti. Amnesty International è in grado di confermare che in diversi casi le forze di sicurezza hanno usato armi letali e hanno fatto ricorso indiscriminato ad armi non letali come gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Le forze di sicurezza hanno usato fucili Galil Tavorn il 30 aprile a Cali e armi semi-automatiche il 2 maggio a Popayán. Il 1° maggio a Bogotá sono stati sparati proiettili veri da un blindato.
Gentile Sig. Iván Duque,
Le scrivo per chiederle di garantire il diritto del popolo colombiano alla protesta pacifica. Il dispiegamento dei militari, delle forze di polizia e dell’ESMAD per reprimere le persone che protestano nelle strade chiedendo migliori misure sociali ed economiche, ha causato almeno 37 morti, 222 feriti, 831 detenzioni arbitrarie e 10 denunce di violenza sessuale, secondo i rapporti della società civile. La esorto a creare un ambiente in cui il diritto delle persone a un’assemblea pacifica sia pienamente rispettato; cessare la militarizzazione delle città e delle aree rurali e porre fine alla repressione contro i manifestanti, condannando e ridimensionando la risposta violenta delle forze dell’ordine contro le persone che scendono in strada.
Il 31 maggio Amnesty International ha chiesto agli stati membri dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), finora rimasti in silenzio, di condannare le violazioni dei diritti umani e i crimini di diritto internazionale commessi dalle forze di sicurezza della Colombia.
Il 31 maggio Amnesty International ha chiesto agli stati membri dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), finora rimasti in silenzio, di condannare le violazioni dei diritti umani e i crimini di diritto internazionale commessi dalle forze di sicurezza della Colombia.