Approvata la risoluzione per una moratoria sulle esecuzioni

17 Novembre 2007

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New York, 16 ottobre 2007, con parole semplici e grande determinazione Sakae Menda, Mpagi Edward Edmary e Ray Krone hanno portato la loro testimonianza di innocenti condannati a morte. Sono storie simili, provenienti da tre paesi molto diversi: Giappone, Uganda e Usa. Questo è solo uno dei numerosi eventi e delle tante azioni che Amnesty International (AI) ha intrapreso per la campagna sulla moratoria.

L’azione combinata di lobby sulle istituzioni italiane ed europee, le attività di campaigning durante la Giornata mondiale contro la pena di morte, più di 35.000 firme raccolte in Italia su paesi chiave dell’azione e una comunicazione mirata ed efficace hanno portato al voto del 18 dicembre, dove una maggioranza significativa ha detto no alla pena di morte.

Il 2007 sarà ricordato come un anno importante nel percorso abolizionista. Un anno cominciato in modo brutale, con le immagini dell’esecuzione di Saddam Hussein trasmesse in tutto il mondo e terminato con questo voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Sono 104 i paesi favorevoli alla risoluzione, 29 gli astenuti e 54 i contrari. Una grande soddisfazione per AI e per tutti coloro che si sono impegnati per ottenere questo risultato. La risoluzione è un importante riconoscimento della tendenza mondiale verso l’abolizione e ha visto partecipare, come sostenitori, anche paesi ancora mantenitori come Guatemala, Tajikistan e Uzbekistan.

Il testo della risoluzione contiene indicazioni molto importanti, accoglie le raccomandazioni di AI e va anche oltre l’istituzione di una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione. Ai paesi mantenitori viene chiesto il rispetto degli standard internazionali, trasparenza nella pubblicazione di dati e statistiche e una significativa riduzione del numero di reati capitali. La risoluzione chiede inoltre al Segretario generale dell’Onu di riferire l’effettiva implementazione della moratoria e di riportare la verifica alla prossima sessione dell’Assemblea. In questo modo, si decide di inserire questo tema nell’agenda del prossimo anno.

Sebbene non vincolante, la risoluzione porta con sé un considerevole peso morale e politico. Impegna i paesi che l’hanno approvata a lavorare verso l’abolizione e rappresenta un valido strumento per incoraggiare i mantenitori a mettere in discussione l’applicazione. Un passo importante è stato compiuto ma l’impegno di AI continua.

L’azione si concentrerà sui responsabili della maggior parte delle esecuzioni al mondo, paesi come l’Iran che ha messo a morte almeno 300 persone nel 2007, di cui sei minorenni all’epoca del reato, ma anche la Nigeria, dove recente è la notizia di esecuzioni avvenute in segreto. Grande attenzione sarà rivolta agli Usa, dove nel 2008 è attesa una decisione della Corte suprema sulla costituzionalità del metodo dell’iniezione letale. La richiesta di una moratoria sulle esecuzioni entrerà nelle raccomandazioni di AI rivolte ai paesi mantenitori, con l’obiettivo di chiudere per sempre i bracci della morte ed eliminare questa pratica crudele dal mondo.