Approvato il ‘pacchetto sicurezza’: i diritti umani dei migranti rischiano di essere compromessi

2 Luglio 2009

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Commento della Sezione Italiana di Amnesty International sull’approvazione del ‘pacchetto sicurezza’

CS091: 02/07/2009

Il Senato ha approvato oggi l’ultima consistente parte delle riforme legislative del ‘pacchetto sicurezza’, pianificate dal governo nel maggio 2008, durante il primo consiglio dei Ministri tenutosi dopo l’insediamento.

Sin da quel momento, la Sezione Italiana di Amnesty International ha dichiarato la propria preoccupazione per l’impatto di tali proposte e dell’approccio che le ha accompagnate sui diritti umani di migranti e richiedenti asilo.

Prevedere la natura penale dell’ingresso e della residenza irregolare in Italia rende obbligatoria la denuncia del migrante che si trovi in tale situazione da parte di ogni pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che ne venga a conoscenza.

L’organizzazione per i diritti umani torna oggi a sottolineare che i migranti, per timore di essere denunciati con conseguenze di rilievo penale, saranno perciò indotti a sottrarsi al contatto con tutti gli uffici pubblici, in qualunque ambito, piombando così in un’allarmante situazione di mancato accesso ai servizi e di compromissione dei loro diritti umani

Questo stato di cose potrà colpire i migranti irregolari e i loro familiari – siano essi migranti regolari o irregolari, o cittadini italiani – in diversi campi, tra cui l’accesso alle cure mediche e all’istruzione, la possibilità di registrare i bambini e le bambine alla nascita, di contrarre matrimonio, di denunciare alla polizia i reati subiti.

A queste norme, osserva con preoccupazione la Sezione Italiana di Amnesty International, si affiancano quelle che prolungano sino a sei mesi i tempi massimi di detenzione dei migranti nei Centri di identificazione ed espulsione, le quali confermano l’utilizzo della detenzione dei migranti come unica risposta e non come ultima risorsa, senza alcuna previsione di misure alternative, come invece richiesto dagli standard internazionali sui diritti umani.

FINE DEL COMUNICATO                                                                    Roma, 2 luglio 2009

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