Arabia Saudita, Amnesty International critica la proposta di legge antiterrorismo e il governo blocca il sito

26 Luglio 2011

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Il sito internazionale di Amnesty International risulta inaccessibile in Arabia Saudita, dopo che nei giorni scorsi l’organizzazione per i diritti umani aveva criticato  una proposta di legge antiterrorismo, che potrebbe consentire alle autorità dell’Arabia Saudita di incriminare per reati di terrorismo i dissidenti pacifici.

In nome della prevenzione del terrorismo, questo testo pone una grave minaccia alla libertà d’espressione in Arabia Saudita. Se approvato, aprirebbe la strada per la criminalizzazione del più piccolo atto di dissenso politico e provocherebbe violazioni dei diritti umani di massa‘ – ha dichiarato Philip Luther, vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

La bozza di ‘Legge sui crimini di terrorismo e sul finanziamento del terrorismo’ amplia i termini di carcerazione senza accusa né processo e prevede la pena minima di 10 anni per chi mette in discussione l’integrità del re o del principe della corona.

Il testo definisce i ‘reati di terrorismo’ in modo così vago da consentire interpretazioni ampie e arbitrarie di ciò che è o non è ‘mettere in pericolo l’unità nazionale’, ‘sospendere la legge fondamentale o alcuni dei suoi articoli’ o ‘danneggiare la reputazione dello stato o la sua posizione’. Le pene previste sono durissime: la pena di morte sarebbe applicata in tutti i casi di insurrezione armata contro lo stato o per qualsiasi ‘reato di terrorismo’ che causi perdite di vite umane.

Altre norme contenute nella bozza di legge sono in contrasto con gli obblighi internazionali dell’Arabia Saudita, tra cui quelli previsti dalla Convenzione Onu contro la tortura.

Coloro che sono sospettati di reati di terrorismo possono rimanere in detenzione in incommunicado, senza contatti con l’esterno e in particolare con gli avvocati, fino a 120 giorni o per periodi più lunghi, persino a tempo indeterminato, se ciò viene autorizzato da una corte speciale. La detenzione in incommunicado facilita la tortura e i maltrattamenti e se prolungata costituisce tortura in sé. La bozza di legge non include una specifica proibizione della tortura e dei maltrattamenti.

La bozza di legge, inoltre, consente il ricorso agli arresti arbitrari e nega il diritto a comparire in tempi rapidi di fronte a un giudice per essere rilasciati o processati entro un periodo di tempo ragionevole. Permette  alla corte speciale di autorizzare la carcerazione preventiva per un periodo di un anno e persino di estenderla a tempo indeterminato. I detenuti non hanno modo di contestare la legalità della loro detenzione di fronte a un giudice.

Infine, la bozza di legge conferisce ampi poteri al ministro dell’Interno ‘di assumere le necessarie iniziative per proteggere la sicurezza interna da qualsiasi minaccia di terrorismo’, senza prevedere l’autorizzazione o la supervisione di queste misure da parte di un giudice.

Amnesty International chiede al re Abdullah di rivedere questa legge e garantire che il diritto dei suoi cittadini a esercitare il loro legittimo diritto alla libertà d’espressione non sia messo in discussione in nome della lotta al terrorismo.

L’Ambasciata dell’Arabia Saudita nel Regno Unito ha definito ‘infondate’ le critiche di Amnesty International e ‘sbagliata’ l’ipotesi che la legge verrebbe usata per sopprimere il dissenso anziché per combattere il terrorismo.

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