Arabia Saudita, atroce campagna diffamatoria contro sei difensori dei diritti delle donne

21 Maggio 2018

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Dal 14 maggio 6 difensori dei diritti umani sono stati arrestati in Arabia Saudita. Tra questi figura il nome di Loujain al-Hathloul, attivista ormai nota nel paese impegnata nella difesa dei diritti delle donne.

Loujain al-Hathloul è stata prelevata dalla sua abitazione la sera di martedì 15 maggio. Al momento non sono noti i capi di accusa contro di lei né i tempi per un suo possibile rilascio.

Alcune fonti sostengono che Loujain al-Hathloul e gli altri siano in prigione per aver protestato contro il divieto di guida per le donne. Questa limitazione alla libertà delle donne dovrebbe essere revocata il mese prossimo, e le licenze di guida dovrebbero essere rilasciate a partire dal 24 giugno.

L’accanimento delle autorità saudite nei confronti di Loujain al-Hathloul è assurdo e ingiustificabile.

Ancora una volta, pare che Loujain al-Hathloul sia stata presa di mira per il suo pacifico impegno in favore dei diritti delle donne in Arabia Saudita”, ha dichiarato Samah Hadid, direttore delle campagne sul Medio Oriente di Amnesty International.

Il 30 novembre 2014, Loujain al-Hathloul aveva provato a entrare, alla guida di un’automobile, dalla frontiera degli Emirati Arabi Uniti. Per aver sfidato il divieto di guida per le donne, aveva trascorso 73 giorni in carcere.

Nel novembre 2015 si era candidata alle elezioni, nella prima occasione in cui la monarchia saudita aveva concesso alle donne l’elettorato attivo e passivo. Nonostante la sua candidatura fosse stata ufficialmente ammessa, il suo nome non era mai stato aggiunto alle liste.

Si tratta di uno sviluppo estremamente preoccupante per i difensori dei diritti umani delle donne in Arabia Saudita. Le continue vessazioni delle autorità saudite nei confronti dei difensori dei diritti delle donne sono del tutto ingiustificabili”, ha aggiunto Samah Hadid.

Il principe ereditario Mohammad bin Salman si è presentato come un ‘riformatore’, ma le sue promesse di riforma sembrano del tutto superficiali mentre la repressione degli attivisti dei diritti umani continua senza sosta”, ha proseguito Hadid.

L’Arabia Saudita non può continuare a proclamare pubblicamente il sostegno per i diritti delle donne e per altre riforme, mentre prende di mira le donne che difendono i diritti umani e gli attivisti che esercitano pacificamente i loro diritti alla libertà di espressione, associazione e assemblea”.

Chiediamo il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli attivisti che potrebbero ancora essere detenuti esclusivamente per il loro lavoro sui diritti umani“.

Il 19 maggio è anche partita un’atroce campagna diffamatoria organizzata dai media schierati con le autorità governative saudite che ha come scopo finale quello di diffamare i sei attivisti arrestati e di accusarli di essere una “cellula” che minaccia la sicurezza dello stato.

Sempre secondo questa agghiacciante campagna diffamatoria, i sei attivisti sono responsabili di “contatti con entità straniere allo scopo di minare la stabilità e il tessuto sociale del paese”.

Gli altri difensori arrestati

Iman al-Nafjan è una difensora dei diritti umani e una blogger, è stata una delle principali sostenitrici del diritto di guida per le donne. Ha scritto un blog per Amnesty sull’argomento nel 2013.

Aziza al-Yousef, sua collega, è leader del movimento per il diritto delle donne di guidare e per porre fine al sistema di tutela maschile in Arabia Saudita.

Entrambe le donne hanno partecipato a sfidare il divieto di guida a Riyadh nel 2013 e sono state precedentemente molestate e interrogate per il loro lavoro sui diritti umani e l’attivismo per i diritti delle donne nel paese.

La dottoressa Aisha al-Manea, avvocato e difensore dei diritti delle donne, ha promosso il diritto delle donne di guidare in Arabia Saudita fin dall’inizio degli anni Novanta.

Il dottor Ibrahim al-Modeimigh è avvocato e difensore dei diritti delle donne.

Mohammad al-Rabea è un attivista che ha dato vita a un salotto letterario per giovani uomini e donne nella capitale dell’Arabia Saudita, Riyadh.