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Amnesty International ha chiesto al re Abdullah di commutare le condanne a morte di ‘Ali Hussain Sibat, cittadino libanese, e di Abdul Hamid bin Hussain bin Moustafa al-Fakki, sudanese, accusati di ‘stregoneria’.
L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto al re Abdullah, cui spetterà l’approvazione finale qualora le condanne saranno confermate, di concedere la clemenza.
‘Ali Hussain Sibat prediceva il futuro in un programma televisivo trasmesso dal canale satellitare libanese Sheherazade. Arrestato nel maggio 2008 mentre si trovava nel paese per la umra, il pellegrinaggio religioso islamico, è stato condannato a morte il 9 novembre 2009. Non ha avuto rappresentanza legale o assistenza durante il processo. Il suo caso è ora all’esame del tribunale d’appello di Makkah per un ulteriore riesame.
‘Abdul Hamid Bin Hussain Bin Moustafa al-Fakki, 36 anni, è stato arrestato l’8 dicembre 2005 nella città di Medina da agenti del Mutawa’een, la polizia religiosa. Era stato accusato di praticare la ‘stregoneria’ dopo che un uomo della Mutawa’een lo aveva ingannato chiedendogli di fare un incantesimo che avrebbe permesso al padre di separarsi dalla sua seconda moglie. È stato condannato a morte nel marzo 2007. Non ha avuto assistenza legale e si sa ben poco sullo svolgimento del processo che è avvenuto in gran segreto.
Nonostante il reato di ‘stregoneria’ non sia definito nel sistema giuridico saudita, negli ultimi anni le autorità hanno arrestato decine di persone sulla base di questa imputazione. L’ultima esecuzione per ‘stregoneria’ è avvenuta il 2 novembre 2007, quando è stato messo a morte l’egiziano Mustafa Ibrahim.
Le autorità saudite hanno recentemente ripreso a eseguire condanne a morte, dopo la fine della moratoria che aveva segnato il mese del Ramadan. Le esecuzioni erano state almeno 158 nel 2007, oltre 102 nel 2008 e almeno 69 nel 2009. Dall’inizio del 2010, sono state messe a morte almeno 19 persone.