Arabia Saudita, 100 giorni di repressione contro chi difende i diritti delle donne

23 Agosto 2018

AFP/Getty Images

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Da 100 giorni tre note attiviste saudite per i diritti delle donne sono agli arresti, senza accusa: si tratta di Loujain al-Hathloul, Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef, arrestate il 15 maggio 2018. Nel corso dello stesso mese sono state arrestate almeno altre nove persone. arabia saudita diritti delle donne

Queste attiviste sono trattenute da 100 giorni senza alcuna accusa e senza rappresentanza legale solo per aver avuto il coraggio di esporsi contro le ingiustizie“, ha dichiarato Samah Hadid, direttrice delle campagne sul Medio Oriente di Amnesty International.

Questa situazione non può andare oltre. Il mondo deve smetterla di girarsi dall’altra parte mentre chi si batte per i diritti umani in Arabia Saudita subisce una persecuzione incessante“, ha proseguito Hadid.

Loujain al-Hathloul, Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef sono state falsamente accusate dalla stampa governativa di aver formato una “cellula” e di aver minacciato la sicurezza nazionale attraverso “contatti con entità straniere allo scopo di compromettere la stabilità e la fabbrica sociale del paese”.

Le tre attiviste potrebbero essere processate dal famigerato tribunale antiterrorismo, cui è stato fatto ricorso in altre occasioni per condannare difensori dei diritti umani a lunghe pene detentive.

Nel mese di agosto sono state arrestate altre due note attiviste per i diritti umani, Samar Badawi e Nassima al-Sada.

Del gruppo di arrestati fanno anche parte Nouf Abdulaziz, Maya’a al-Zahrani, Mohammed al-Bajadi e Khalid al-Omeir. A giugno ha trascorso alcuni giorni in carcere anche l’attivista e nota accademica Hatoon al-Fassi.

Da maggio a oggi sono dunque 12 gli attivisti finiti in carcere: otto donne e quattro uomini. Il giro di vite – coinciso con la campagna di pubbliche relazioni del  “riformatore” principe della corona Mohamed bin Salman – è iniziato poco prima della fine del divieto di guida per le donne. Molte delle attiviste attualmente in carcere erano state protagoniste della lunga campagna per l’abolizione di quel provvedimento e per la fine del sistema del maschio tutore.

La comunità internazionale deve chiedere alle autorità saudite di porre fine a questa repressione mirate contro chi difende i diritti umani. Gli stati che hanno relazioni molto forti con l’Arabia Saudita, come Usa, Francia e Regno Unito, devono chiedere il loro rilascio“, ha commentato Hadid.

Nel mese di agosto, l’Arabia Saudita ha espulso l’ambasciatore canadese dopo che il ministero degli Esteri del Canada aveva pubblicato questo tweet:

Molto allarmati nell’apprendere che Samar Badawi, sorella di Raid Badawi, è stata arrestata in Arabia Saudita. Il Canada è solidale con la famiglia Badawi in questo momento difficile e continua a chiedere con determinazione il rilascio sia di Raif che di Samar Badawi”.

Il ministero degli esteri saudita ha accusato il Canada di “evidente e clamorosa interferenza negli affari interni”. Amnesty International invita altri governi a unirsi a quello del Canada per aumentare la pressione sull’Arabia Saudita e ottenere la fine del giro di vite nei confronti della libertà d’espressione nel paese.

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