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Amnesty International ha deplorato le condanne inflitte il 22 novembre nei confronti di 16 noti sostenitori delle riforme in Arabia Saudita. Tra gli imputati condannati a periodi di carcere da cinque a 30 anni per costituzione di un’organizzazione segreta, tentativo di prendere il potere, incitamento contro il re, finanziamento del terrorismo e riciclaggio di denaro, figurano nove persone arrestate nel 2007 per aver provato a fondare un’associazione per la difesa dei diritti umani.
Molti dei condannati hanno trascorso lunghi periodi in isolamento carcerario. Almeno due di essi hanno denunciato di essere stati torturati e uno di loro ha dichiarato di essere stato costretto a confessare sotto tortura. Avvocati e familiari si sono visti negare informazioni sulle accuse per mesi e non hanno potuto presenziare alla maggior parte delle udienze.
Quattordici dei 16 condannati rischiano il divieto di lasciare il paese alla fine della pena; gli altri due, un cittadino dello Yemen e un cittadino della Siria, rischiano l’espulsione.
Attualmente nove condannati sono in libertà su cauzione e sei in carcere. Il sedicesimo, Abdullah al Rifa’i, che era in libertà su cauzione, sarebbe stato arrestato al momento del verdetto per aver riso davanti alla corte.