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Alla vigilia della sfida lanciata da un gruppo attiviste al decennale divieto di guida, Amnesty International ha sollecitato le autorità dell’Arabia Saudita a smetterla di trattare le donne come cittadine di seconda classe e ad aprire le strade del regno alle donne che vogliono guidare.
La campagna online ‘Women2drive’, promossa tramite Facebook e Twitter, ha invitato le donne in possesso di patente di guida internazionale a mettersi al volante domani, 17 giugno, svolgendo le loro attività quotidiane, anziché concentrarsi in un unico luogo.
‘Il divieto di guida per le donne rappresenta un immenso ostacolo alla libertà di movimento e limita gravemente la possibilità di svolgere la vita di tutti giorni nel modo preferito, come andare al lavoro, fare la spesa o andare a prendere i figli a scuola’ – ha dichiarato Philip Luther, vicedirettore del Programma Africa del Nord e Medio Oriente di Amnesty International. ‘Le autorità saudite non devono arrestare le donne munite di patente che vogliono guidare e devono garantire loro le stesse opportunità di guida degli uomini. Questa, peraltro, è solo una delle molte aree in cui vengono negati i diritti umani e la capacità d’azione delle donne‘.
Le autorità saudite hanno stroncato i recenti tentativi delle donne munite di patente internazionale di sfidare il divieto di guida.
Manal al-Sharif, 32enne consulente per la sicurezza informatica, è stata arrestata il mese scorso ad al-Khobar per essersi messa più volte alla guida e aver invitato, attraverso un video postato su YouTube, altre donne a fare altrettanto. È stata costretta a firmare un impegno a non guidare ulteriormente e dopo 10 giorni è stata scarcerata. Stessa sorte è toccata ad altre donne, in diverse città del regno.
Il divieto di guida per le donne è stato formalmente introdotto dal ministero dell’Interno nel 1990, a seguito di una protesta al volante organizzata dalle donne per contestare quella che è una proibizione consuetudinaria.
Le donne in Arabia Saudita subiscono gravi discriminazioni sia nelle leggi che nella pratica. Non hanno diritto di voto e devono ottenere il permesso di un tutore di sesso maschile prima di viaggiare, accettare un lavoro remunerato, proseguire negli studi superiori o sposarsi. La violenza domestica contro le donne è ritenuta diffusa.