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Esce l’8 novembre nelle sale italiane ‘La nave dolce’, il film di Daniele Vicari che ricostruisce lo sbarco della nave Vlora nel porto di Bari di 20.000 profughi albanesi avvenuto l’8 agosto 1991.
‘La nave dolce’ riempie di immagini commoventi e al tempo stesso dure un vuoto di memoria. Sappiamo o intuiamo che i giorni seguenti all’approdo della ‘Vlora’ a Bari, una vera e propria espulsione di massa ordinata dal governo dell’epoca, furono il prodromo di qualcosa di grave e illegale, accaduto e ripetutosi anni dopo. L’opera di Daniele Vicari completa nitidamente il quadro dei ricordi e rappresenta la registrazione storica di un momento importante della storia recente dell’Italia.
In un periodo in cui l’Unione europea e i suoi stati membri sprecano ingenti risorse economiche per perseguire politiche migratorie che allontanano, respingono, bloccano, riducono a numeri e a minaccia la sofferenza di esseri umani, ‘La nave dolce’ ci parla di volti, fatica, sudore e lacrime. Ci parla di persone.
Dalle immagini de ‘La nave dolce’ emerge, infine, il ritratto di un paese persino più civile allora di quanto non lo sia stato, in questi ultimi anni, nell’affrontare sfide e fenomeni complessi come quello delle migrazioni. Il documentario di Daniele Vicari ci mostra un sindaco contrario alle soluzioni di emergenza, una popolazione che – pur avendo ricevuto in un solo giorno un terzo del totale delle persone arrivate in Italia durante le rivolte nordafricane del 2011 – non gridò all’invasione. Anche nella rassegna stampa dell’epoca si nota un linguaggio che si è progressivamente deteriorato.