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Secondo le autorità militari statunitensi, nell’attacco portato a termine da un drone il 29 agosto a Kabul, in cui furono uccisi dieci civili, vennero fatti degli errori ma non vi fu cattiva condotta.
“La storia si ripete, con le stesse terribili conseguenze per i civili”, ha commentato Daphne Eviatar, direttrice del programma Sicurezza e diritti umani di Amnesty International Usa. “Abbiamo già visto in Afghanistan, come in Siria e in Somalia, gli esiti drammatici degli attacchi coi droni, nonostante denunce, raccomandazioni e indagini”.
“Le indagini condotte dalle forze armate statunitensi non prevedono interviste con testimoni e sopravvissuti e raramente si basano su visite sui siti degli attacchi”, ha aggiunto Eviatar.
“Preoccupano le dichiarazioni dell’amministrazione Biden secondo la quale gli Usa sono in grado di condurre le necessarie incursioni aeree coi droni in stati nei quali gli Usa non saranno presenti e nei quali le informazioni sugli obiettivi da colpire saranno ancora più insufficienti. Il rischio è che le popolazioni civili continueranno a pagare i costi di queste politiche”, ha concluso Eviatar.